Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
La Casa della Memoria ospita la sede di alcune associazioni che conservano la memoria della conquista della libertà e della democrazia in Italia: l’Associazione Nazionale Ex Deportati (A.N.E.D.), l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (A.N.P.I.), l’Associazione Italiana Vittime del Terrorismo (A.I.VI.TER.), l’Associazione Piazza Fontana 12 dicembre 1969 e l’Istituto Nazionale di Studi sul Movimento di Liberazione d’Italia (I.N.S.M.L.I.). L’edificio, costruito dal 2013 al 2015 a seguito del concorso svolto nel 2011, è stato realizzato per il Comune di Milano, che ha voluto destinare una nuova sede alle associazioni ed attivare un centro dedicato ai valori di democrazia e libertà per cui la città di Milano ha combattuto nell’ultimo secolo. La Casa della Memoria è un nuovo spazio pubblico dedicato ad attività culturali, scientifiche, espositive e didattiche. La Casa della Memoria opera come luogo di scambio e dibattito, non solo testimoniando i valori di libertà e democrazia che Milano ha sviluppato nella sua storia, ma funzionando quotidianamente come strumento conoscitivo ispirato a questi valori. Progetto architettonico La Casa della Memoria è una casa, una casa comune, dove i milanesi trovano protezione per alcuni oggetti che vogliono conservare. Nessuno abita nella Casa della Memoria, e casa, in questo contesto, significa riparo, luogo protetto, guscio che cristallizza il ricordo nel flusso della metropoli. Il nome “casa”, fin troppo familiare, ribadisce paradossalmente la monumentalità dell’edificio, facendone un archetipo, un simbolo. La Casa della Memoria è una casa, e quindi un monumento. La casa diventa così tanto un contenitore che un oggetto da esporre, un tesoro da circondare con un involucro che ne protegge e allo stesso tempo ne espone il contenuto. Stili di memoria La decisione di affidare la trasmissione della memoria ad un edificio può forse sembrare anacronistica, ed è in qualche modo inusuale per la società contemporanea. Siamo infatti tutti piuttosto restii (e non senza ragioni) ai tentativi di fissare l’immagine del passato in qualcosa di fermo, non ulteriormente negoziabile, come un edificio. Eppure la Casa della Memoria, per la sua stessa missione, non può fare a meno di confrontarsi anche con un tempo lungo, non può fare a meno di testimoniare e quindi di resistere in una configurazione stabile su un arco di tempo molto ampio. In altre parole, non è possibile intendere la Casa della Memoria solamente dal punto di vista delle prestazioni offerte, limitandosi a rispondere alle esigenze funzionali esposte dal committente. Non è possibile ignorare che la Casa della Memoria è un monumento, per quanto nel contesto di una società che non ha obiettivi univoci da assegnare all’architettura. Peraltro, la complessa temporalità di un monumento è anche la più grande ricchezza della Casa della Memoria: questa complessità permette infatti di combinare l’inerzia e la lentezza dell’architettura con la mutevolezza e la rapidità dei media contemporanei. Per questo motivo, piuttosto che ridurre la complessità delle forme di comunicazione rese possibili dalle nuove tecnologie all’inevitabile fissità dell’architettura (e piuttosto che inseguire goffamente le tecnologie contemporanee attraverso qualcosa di inesorabilmente statico come l’architettura), la Casa della Memoria espone da subito la differenza di potenziale fra il suo esoscheletro solido e il suo contenuto fluido e mutevole. Diversi stili di memoria coincidono così in un oggetto capace di misurarsi con una moltitudine di tempi e di dialogare con pubblici differenti senza rinunciare a costruire una rappresentazione unitaria. Una scena fissa si affianca a scenari mutevoli, costruendo una macchina complessa e sorprendente, lenta e imprevedibile, molteplice ed immobile. L’edificio approfitta della sua pesantezza e della sua leggerezza. Come archivio aperto e continuamente accessibile grazie alle più recenti tecnologie, la Casa della Memoria si lascia usare nei modi più imprevisti e informali. Come massa, volume compatto, la Casa della Memoria mostra la sua inerzia, scegliendo di permanere come monito, come pietra di inciampo messa a ingombrare e a ostentare la sua testimonianza. Polittico Il rapporto tra la memoria e la Casa della Memoria non può essere immaginato come una semplice traduzione. Oggi Milano non possiede una memoria indiscutibile, largamente condivisa, da trasferire senza indugi nella pietra. Piuttosto che considerare la Casa della Memoria come espressione di una memoria condivisa, abbiamo preferito immaginarla come strumento della discussione sulle differenti figure che convivono nella memoria della città. La Casa della Memoria prova a offrire una casa alle differenti memorie che si intrecciano non solo nella società, ma negli stessi individui: memorie solide, irrinunciabili convivono in tutti noi con memorie più transitorie, più leggere; memorie pubbliche convivono con memorie private; memorie esplicite convivono con memorie inconsce. La Casa della Memoria è interamente rivestita di immagini rappresentative della storia di Milano del dopoguerra. L’involucro dell’edificio, inteso come un grande polittico, prova a dar conto con immediatezza della complessità della memoria di una intera città, senza per questo rinunciare ad immaginarne una ideale unità. La decorazione delle facciate, più che definire una memoria condivisa, espone l’esigenza di questa condivisione. Per questo le immagini rappresentate sull’involucro dell’edificio sono allo stesso tempo esplicitamente monumentali e deliberatamente fragili. Per come sono realizzate, queste immagini appaiono più nettamente da lontano e poi perdono chiarezza avvicinandosi, scomponendosi in un pulviscolo inafferrabile, quasi a proclamarsi infine piuttosto incerte della stessa verità che hanno così orgogliosamente scelto di esporre. Il programma iconografico, pazientemente definito da un apposito comitato scientifico, si compone di diciannove ritratti di milanesi anonimi (che suggeriscono la complessa composizione della moltitudine che ha animato la città nel dopoguerra) e di otto quadri storici che fissano alcuni momenti decisivi della storia recente della città: la deportazione nei campi di concentramento, la Liberazione, l’attentato di piazza Fontana… Il rivestimento in mattoni policromi si mette esplicitamente in relazione con la tradizione lombarda delle decorazioni in laterizio di edifici come l’Ospedale Maggiore o Santa Maria delle Grazie. Precedenti La Casa della Memoria è un monumento con pochi precedenti. Non è un museo, non è un centro culturale, non è una biblioteca. La Casa della Memoria è piuttosto un archivio, un deposito. In qualche modo ricorda le Scuole veneziane o i monumentali magazzini di granaglie delle città medioevali tedesche (Kornhäuser, it. case del grano). Le Scuole erano confraternite laiche o associazioni che riunivano artigiani o lavoratori stranieri. Alle Scuole corrisponde una precisa tipologia architettonica che combina una facciata riccamente decorata, una scala monumentale ed una grande sala al livello superiore, spesso dotata di una straordinaria collezione di dipinti. I Kornhäuser sono invece grandi granai pubblici, che per dimensioni talvolta superano i palazzi comunali. Per proteggere le scorte alimentari da eventuali attacchi militari, i Kornhäuser erano solitamente posti al centro della città. Così, per dimensione e posizione, questi magazzini diventavano subito monumenti. Anche in questo caso alla semplicità dell’interno si aggiunge spesso un apparato decorativo esterno di grande ricchezza. È il caso, ad esempio, di un singolare Kornhaus italiano: Orsanmichele a Firenze, prima loggia destinata a mercato delle granaglie, poi chiesa, che conserva al suo esterno, nei quattordici tabernacoli dedicati ai santi protettori delle Arti, la più straordinaria collezione di scultura fiorentina del Quattrocento. Memoria globale / Memoria locale La Casa della Memoria stabilisce un rapporto con il passato della città. Questo rapporto con la storia di tutta la città è fondato sul rapporto, alla scala locale, con la storia e l’identità del quartiere Isola. La Casa della Memoria si inserisce nel quartiere con grande attenzione, collocandosi silenziosamente in un ambiente di cui riconosce ed accetta le regole. L’edificio infatti si colloca ai margini del nuovo quartiere di Porta Nuova, tra le nuove torri, i giardini e il vecchio quartiere dalle geometrie ottocentesche. Ai bordi di un pezzo di città interamente nuovo, la Casa della Memoria, fedele alla sua missione, mantiene un legame con la struttura urbana solida e umile del quartiere che la accoglie. In questo senso l’aspetto utilitario del nuovo edificio (un semplicissimo parallelepipedo a base rettangolare), la sua superficie ruvida, i suoi materiali poveri e chiaramente dipendenti dalla tradizione lombarda, ribadiscono il legame tra l’edificio e la tradizione artigiana e industriale del quartiere Isola. Reti L’edificio si inserisce all’interno di un importante sistema di spazi ed edifici pubblici o a vocazione pubblica che comprende la nuova sede della Regione Lombardia, la Fondazione Riccardo Catella, l’Incubatore per l’Arte e presto includerà il Parco della Biblioteca degli Alberi. All’interno di questa rete, la Casa della Memoria contribuisce alla definizione di una nuova parte di città offrendo la sua figura semplice ed il suo impianto facile da utilizzare. L’estrema semplicità del nuovo edificio garantisce la più grande flessibilità nell’organizzazione interna dell’edificio, che può così adattarsi alle mutevoli esigenze di un’istituzione culturale contemporanea, funzionando come contenitore aperto agli eventi che si producono nella città. La Casa della Memoria funzionerà anche come nodo centrale della rete immateriale dei luoghi milanesi della memoria, attivando sinergie tra istituzioni e suggerendo possibili percorsi all’interno della città. Queste reti immateriali saranno accessibili all’interno della Casa della Memoria attraverso supporti multimediali connessi al grande tavolo posto nell’ingresso. Descrizione dell’edificio La Casa della Memoria è un edificio estremamente semplice: un prisma a base rettangolare (20 x 35 m) alto 17,5 m. L’edificio è diviso in tre parti, connesse da un piano terra interamente libero. Due sottili fasce alle estremità brevi, comprendenti l’archivio (a Sud) e i servizi (a Nord), si affiancano ad una ampia (20 x 30 m) parte centrale, di cui la porzione a Sud (a tutta altezza) è occupata da una scala circolare dipinta di giallo. Questa scansione dell’edificio, con la presenza della grande vite gialla incastrata tra i tre livelli dello spazio espositivo e degli uffici e i corrispondenti cinque livelli dell’archivio, attribuisce agli spazi interni un’ampiezza speciale. Confrontandosi con i livelli ravvicinati dell’archivio e con la dimensione inafferrabile della scala, tutti gli altri spazi acquistano maggiore ampiezza; il visitatore percepisce uno spazio più largo, più generoso. La scala gialla non è solamente il principale elemento distributivo dell’edificio, ma anche lo strumento che mette in relazione la collezione e il visitatore. Siccome la natura della collezione è tale da non consentire ai visitatori di accedere direttamente ai documenti, il rapporto tra i cittadini e le testimonianze d’archivio è garantito dal movimento rotatorio lungo la scala che ripetutamente avvicina ed allontana il visitatore alla collezione, costruendo una complessa sequenza di sguardi sui documenti e, attraverso essi, sul parco alle loro spalle. L’edificio prende luce in maniera differente nelle sue diverse parti. Gli uffici sono illuminati da ampie finestre concentrate nelle corrispondenti parti della facciata. L’ingresso e la scala prendono luce da poche, grandi, bucature, che determinano una illuminazione radente, che invade la penombra producendo uno spazio pacato e solenne. Struttura / Materiali La Casa della Memoria è realizzata con materiali molto semplici sia all’interno che all’esterno. La struttura in cemento armato a vista segue una griglia quadrata e si compone di pilastri e travi con una luce di circa 10 m. La scala circolare è in cemento armato gettato in opera dipinto di giallo. Il pavimento al piano terra è in battuto di cemento, ai livelli superiori i pavimenti sono in linoleum nero. Le partizioni tra gli uffici sono realizzate con vetri da pavimento a soffitto. Gli uffici delle associazioni sono organizzati tutti allo stesso modo: al centro una parte occupata da sale riunioni ed uffici di tipo tradizionale, ai lati postazioni ed archivi in una configurazione open-space. La semplicità dell’impianto consente alle diverse associazioni di scegliere la configurazione preferita per gli uffici e consente inoltre di organizzarsi in modo da condividere servizi, realizzando così risparmi nella gestione quotidiana. La compattezza dell’edificio ha garantito notevoli risparmi sul costo di costruzione, limitando la quantità di superfici esterne in rapporto al volume dell’edificio. L’estrema semplicità degli interni e delle soluzioni costruttive adottate (strutture in cemento armato ed impianti tecnologici entrambi lasciati a vista) ha contribuito a mantenere estremamente bassi i costi di costruzione (circa 1400 €/mq). L’edificio assicura una elevata inerzia termica che contribuirà significativamente al risparmio energetico. Anche l’adeguato rapporto tra superfici vetrate e murature contribuisce al contenimento dei costi di costruzione e gestione dell’edificio. La stratigrafia delle murature, di notevole spessore (45 cm), minimizza lo scambio energetico tra esterno ed interno. Facciate Le facciate della Casa della Memoria sono realizzate in mattoni e combinano un telaio di paraste ed architravi leggermente sporgenti con ampi riquadri in cui trovano spazio riproduzioni di immagini realizzate utilizzando mattoni di sei differenti colori. Questi mattoni sono pieni, ad impasto molle, senza sabbia superficiale e sono stati posti in opera seguendo disegni a casellario. Il telaio realizzato con mattoni pieni UNI di color rosso scuro definisce diciannove quadrati che accolgono ritratti (4,6 x 4,6 m) e otto rettangoli che accolgono scene storiche (9,6 m di altezza e ampiezza variabile). I mattoni policromi, appositamente prodotti dalla ditta SanMarco, misurano 5,5 x 5,5 cm, per uno spessore di 12 cm. Le immagini che compaiono sulle facciate sono elaborazioni tratte da fotografie storiche, la cui riproduzione è stata generosamente concessa dagli autori e dai proprietari delle Dettaglio di uno dei ritratti della facciata est (© Giulio Boem) Dettaglio di uno dei quadri storici della facciata sud (© Giulio Boem) immagini. All’interno delle fotografie sono stati ricavati dettagli aventi le stesse proporzioni dei riquadri della facciata. Queste porzioni di immagine sono state poi elaborate in modo da essere ridotte ad un numero di pixels corrispondente al numero di mattoni compreso nei riquadri di facciata e successivamente le immagini sono state scomposte in sei colori. Ad ogni pixel dell’immagine elaborata corrisponde così un mattone di un colore assegnato, contrassegnato da un numero. La facciata è stata realizzata in opera, disponendo i mattoni secondo accurati disegni a casellario sviluppati in scala 1:1. Consiglia questo progetto ai tuoi amici Commenta questo progetto