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Il Centro di Modena, è un polo di eccellenza mondiale, nella coltivazione di cellule staminali destinate ai trapianti di tessuti umani, promosso dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia con la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Nell’elaborarne il progetto architettonico, lo studio ZPZ Partners ha scelto di rappresentare i contenuti di innovazione e ricerca attraverso un involucro capace di affrancarsi dalla tradizionale immagine meccanicistica della tecnologia, cara all’iconografia del secolo appena trascorso, declinando un linguaggio contemporaneo caratterizzato da un interfaccia più amichevole e intuitiva ma non di meno sofisticata, ispirata alla formula matematica della morfogenesi dei tessuti. In sostanza alla rappresentazione spaziale della disposizione delle cellule che, attraverso numerose varianti, definisce l’aspetto degli esseri viventi. Il contenitore dà forma al contenuto e viceversa, alla ricerca di un rapporto non casuale tra programma e linguaggio architettonico, tra organizzazione spaziale estremamente complessa degli interni, che mettono in relazione laboratori, impianti, dotazioni di ricerca e didattiche, e un involucro in grado di assecondare questa flessibilità anche nel tempo, rendendo possibile inserire all’interno della sua matrice pannelli opachi, serramenti, grigliati e quant’altro. Tre livelli per un totale di circa tremila metri quadrati, necessariamente informati da un principio quasi ossessivo di asetticità. Basti pensare che il layout distributivo dei laboratori di biochimica, delle colture cellulari, delle numerose apparecchiature tecnologiche e di ricerca, è stato studiato per assecondare i processi di sterilizzazione. All’interno dei percorsi sono stati predisposti appositi passaggi filtro tra aree sterili, aree a contaminazione controllata e aree di relazione. Le necessità dettate dalle attività di ricerca hanno inoltre imposto la creazione di spazi che non devono assolutamente entrare in contatto né con la luce naturale né con l’aria proveniente dall’esterno, a cui provvedono sofisticati impianti di trattamento, basti citare ad esempio i 418 filtri a elevata efficienza e le ben 17 Uta (unità di trattamento aria) di cui il complesso è dotato. In questo quadro è evidente come la stessa scelta dei materiali costruttivi e di finitura abbia dovuto rispondere a severi requisiti di accettabilità, funzionalità e risposta alle specifiche esigenze d’impiego. Non a caso, grazie alle loro indiscusse caratteristiche antibatteriche, che assicurano l’abbattimento del 99,9% dei quattro principali ceppi presenti negli ambienti, documentate dal Dipartimento di Scienze Biomediche, sezione Microbiologia, dell’Università egli Studi di Modena e Reggio Emilia, le piastrelle in grès porcellanato a tutta massa pienamente vetrificato BIOS , prodotte da Casalgrande Padana, sono state preferite per la realizzazione dei pavimenti e dei rivestimenti ceramici degli ambienti interni al piano terra e nei servizi. Bios è stata scelta non solo per le qualità antibatteriche ma anche per la capacità di coniugarle con la possibilità di assecondare le più diversificate esigenze di progetto non ponendo vincolo alcuno in termini di formati, colori e finiture superficiali, grazie alla particolare caratteristica di contenere i principi antibatterici a tutta massa e non solo a livello superficiale. In particolare, per il Centro di medicina rigenerativa Stefano Ferrari sono state adottate piastrelle BIOS della linea Granitogrès, serie Unicolore con finitura superficiale, nei formati 30×60 cm e 15×60 cm. Un progetto unico, sofisticato, difficile e rappresentativo. Consiglia questo progetto ai tuoi amici Commenta questo progetto