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Un edificio passivo ad uso misto che risponde ai criteri di sostenibilità, come alle necessità di alloggi a costi contenuti e nasce dalla condivisione di un progettista, uno sviluppatore e due organizzazioni locali attive nell’inclusione delle comunità svantaggiate. Ecco perché Chestnut Commons, progetto di riqualificazione urbana sorto di recente nell’area depressa di Cypress Hills a Brooklyn, potrebbe rappresentare un modello virtuoso da replicare. Il risultato è una “piccola città felice” dove anche chi ha uno svantaggio sociale può fruire di uno spazio abitativo moderno e dignitoso e dove il protocollo Passive House garantisce rispetto per l’ambiente e costi bassi di sussistenza A cura di: Claudia Capperucci Indice degli argomenti Toggle Un modello di abitare inclusivoAree comuni per un tessuto sociale attivoAspetti strutturali di sostenibilità Un lotto di poco meno di 28mila mq, in un’area dismessa di New York, la Cypress Hills di Brooklyn: qui, di recente, l’edificazione di Chestnut Commons ha rappresentato la rinascita del quartiere, come è successo ad altre aree della città. All’apparenza niente di nuovo: c’è una nota firma dell’architettura, Dattner Architects, un progetto interessante e sostenibile, pannelli solari, un orto sul tetto, finestre incassate e schermature solari sulle facciate est e sud per una gestione ottimale dell’apporto solare, come prevede il protocollo delle costruzioni passive; e ancora, un involucro dell’edificio super isolato, finestre ad alte prestazioni con una impeccabile tenuta all’aria e un impianto di ventilazione meccanica controllata per gli ambienti comuni. La descrizione è quella di un progetto contemporaneo a grande scala dalla forte personalità. Eppure Chestnut Commons ha una marcia in più: è incentrato sul concetto inclusivo di “comunità” sia nella progettazione che nello sviluppo, e integra appartamenti per ex senza-tetto e famiglie a basso reddito con un campus satellite del Community College, un incubatore per la produzione alimentare attivo nella formazione professionale e una cooperativa di credito. Un modello di abitare inclusivo Questo progetto è molto più di una riqualificazione urbana in chiave passiva, basta dare un’occhiata allo specchietto dei riconoscimenti che ha ottenuto. Chestnut Commons nasce, già a monte, da una filosofia progettuale inclusiva che tiene conto degli utenti non solo come target commerciale ma anche come individui nella loro complessità sociale. Grazie alla collaborazione con l’organizzazione no-profit MHANY Management Inc. (MHANY), che sostiene, sviluppa e gestisce alloggi a prezzi accessibili per individui e famiglie a basso reddito, i 275 appartamenti dell’edificio di Brooklyn (da monolocali a trilocali) sono stati destinati a famiglie svantaggiate economicamente ed ex senza tetto. Vista attraverso la lente più ampia dell’equità ambientale e sociale, questa iniziativa risulta estremamente coerente perché, grazie alle caratteristiche e ai vantaggi economici delle case passive, i costi energetici risultano più bassi rispetto alla media e quindi più in linea con il target degli inquilini. In altre parole, case meno energivore e dispendiose destinate a fasce sociali con redditi più bassi, ovvero una risoluzione logica, quasi scontata, che tuttavia non trova molti altri esempi nella realtà e sorprende per la sua originalità. Sostenibilità e accessibilità economica sono questioni spesso affrontate separatamente, mentre nel caso di Chestnut Commons, l’intento era quello di costruire un progetto che non solo ospitasse le persone bisognose, ma lavorasse anche per creare una reale accessibilità economica per i residenti. Assegnazione degli alloggi Gli alloggi vengono assegnati attraverso un bando perché sono stati sviluppati con l’utilizzo di fondi pubblici. I criteri di assegnazione nell’ordine sono: candidati che risiedono nel comitato comunitario (50%); dipendenti comunali (5%), criterio della vicinanza (mobilità ridotta) (5% ), persone con disabilità sensoriale (2%). Aree comuni per un tessuto sociale attivo Un centro comunitario a due piani distingue il progetto invitando la comunità in un atrio ampio, flessibile, a doppia altezza, situato nel cuore della struttura. La lobby coinvolge gli inquilini fin dall’ingresso e fornisce un collegamento visivo diretto con il cortile sovrastante attraverso un generoso lucernario. Il centro comunitario rafforza il quartiere sia nello sviluppo economico che nelle opportunità educative, con iniziative artistiche e servizi di formazione professionale. Questa vivace offerta laboratoriale volta ad armonizzare l’integrazione comunitaria con gli interessi economici include anche attività commerciali: una caffetteria, uffici scolastici, aule e un incubatore del settore food. L’atrio a doppia altezza collega questi spazi, offrendo opportunità informali di convergenza, con nodi visivamente collegati che supportano attività e opportunità di socializzazione diverse. Chestnut Commons esemplifica un modello innovativo di edilizia economica per lo sviluppo sostenibile perché fornisce non solo alloggi a prezzi accessibili, ma un profondo impegno per l’equità ambientale e la costruzione della comunità. Un progetto condiviso Oltre allo studio Dattner Architects e alla società costruttrice Urban Builders Group LTD, al progetto hanno preso parte la già citata MHANY Management Inc. (MHANY) organizzazione no-profit che gestisce alloggi per bassi redditi e Cypress Hills Local Development Corp, una società di sviluppo locale, che ha come obiettivo quello di integrare nel tessuto sociale comunità etniche diverse. Aspetti strutturali di sostenibilità Da un punto di vista tecnico, l’edificio presenta una volumetria che definisce una relazione uniforme, ma distinta, con l’esterno e con il sistema stradale. La sua forma a U coincide con un cortile che fornisce ampia luce diurna e vista sulle unità residenziali, fornendo allo stesso tempo un ampio spazio di raccolta esterno per i residenti. Gli spazi comuni per i residenti hanno accesso diretto alla terrazza sul tetto che comprende un’area verde con orto urbano. I fattori di sostenibilità legati al sistema passivo sono relativi alle finestre profondamente incassate e a schermature solari proiettate sulle facciate est e sud. Il progetto è stato certificato dal Passive House Institute US + 2015 (PHIUS) e fa parte dell’Enterprise Green Communities Initiative e del NYSERDA Commercial New Construction Program. La certificazione Passive House indica che l’edificio si basa su strategie di progettazione avanzate e specifiche per il clima, per ridurre il consumo di energia. L’involucro è super isolato e comprende finestre ad alte prestazioni con una perfetta tenuta all’aria che scongiura la condensa e le infiltrazioni. Una fornitura continua di aria temperata, fresca e filtrata viene fornita a tutti gli appartamenti e alle aree comuni tramite ventilatori a recupero di energia (ERV). I residenti godono di una migliore qualità dell’aria interna senza dover aprire le finestre per far entrare aria fresca, il che aumenta il comfort interno riducendo l’inquinamento atmosferico e acustico proveniente dalla ferrovia sopraelevata e dal traffico veicolare lungo Atlantic Avenue. Il condizionamento degli spazi per gli appartamenti e le aree comuni è dotato di unità a flusso di refrigerante variabile (VRF) (una tecnologia che fa circolare solamente la quantità minima di refrigerante necessaria). Queste strategie migliorano il comfort degli ambienti, riducono le emissioni di gas serra, generano importanti risparmi energetici e conseguentemente abbassano i costi di gestione. Riconoscimenti Downstate Project of the Year—NYSAFAH Passive House Certified—PHIUS Excellence Award—SARA National Multi-Family Residential: Affordable Housing, Low Income Housing, Market Rate Housing—SARA National Planet Positive Award, Multifamily/Mixed-Use—Metropolis High-Rise Multifamily Winner—PHIUS Acknowledgment of Excellence in Mixed-use— PHIUS Best Project by Young Professional—PHIUS Consiglia questo progetto ai tuoi amici Commenta questo progetto