Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
All’Eur a Roma, la riqualificazione di un edificio per uffici diventa l’occasione per ripensare la presenza del verde a cominciare dalla copertura. Una scelta che contamina tutto l’intervento. Il progetto firmato dallo studio internazionale Il Prisma a cura di Pietro Mezzi Indice degli argomenti: La riqualificazione parte dal tetto La ricerca del Politecnico sugli spazi di lavoro Parla il project coordinator Federico Uslenghi Il Prisma, società internazionale di architettura, firma Hi Green, una ristrutturazione destinata a uffici. Questa volta a Roma, all’Eur. Oggetto, la rigenerazione dell’ex sede Wind di proprietà della Savills Investment Management Sgr. La trasformazione che ha innescato la riqualificazione funzionale ed estetica degli spazi esterni dell’edificio ha contaminato le facciate e il piano terra Tratto peculiare del progetto è la presenza del verde: una scelta ispirata dai giardini e dai parchi del quartiere. E così il verde dell’area, dal parco delle Tre Fontane fino alla Tenuta di Tormarancia, avanza nello spazio business, innestando nuovi dialoghi e generando nuove dinamiche di vita, all’interno e all’intorno dell’edificio. La riqualificazione parte dal tetto La riqualificazione comincia dal piano di copertura, una superficie di 1.200 metri quadrati calpestabili. Fioriere e nuovi punti panoramici, innestati su una struttura di metallo – elemento caratteristico dell’intervento – trasformano il tetto tecnico in una terrazza viva e verde. La presenza del verde in copertura e sull’area di proprietà Una trasformazione che innesca la riqualificazione funzionale ed estetica degli spazi esterni dell’edificio, contaminando le facciate e il piano terra. Quest’ultimo immaginato come una grande area di accoglienza, in cui ogni elemento strutturale e d’arredo richiama le forme organiche della terrazza. Le fioriere, innestate su una struttura di metallo, hanno trasformato il tetto tecnico in una terrazza verde «La pandemia e il ricorso allo smart working hanno trasformato la progettazione degli uffici, che rimangono comunque una presenza fondamentale per le città– afferma Stefano Carone, managing partner de Il Prisma -. Con questo progetto abbiamo plasmato i nuovi spazi e sposato il tema della sostenibilità». La ricerca del Politecnico sugli spazi di lavoro Dalla ricerca presentata lo scorso anno dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, relativa all’evoluzione degli spazi di lavoro (ricerca a cui ha preso parte anche Il Prisma; nda), emergeva infatti che, al termine della pandemia, il 68% delle grandi imprese prevede di svolgere in sede le attività di socializzazione con i colleghi, gli incontri con ospiti e gli esterni (58%), il recruiting e l’inserimento dei nuovi assunti (44%) e infine le attività di collaborazione e i meeting istituzionali (43%). Il fabbricato Hi Green visto dall’alto (credits, Savills Investment Management) Gli uffici insomma stando alla ricerca dell’ateneo milanese – non scompariranno, ma resteranno fondamentali, non in quanto unici spazi in cui è possibile operare, ma come luoghi identitari essenziali a promuovere senso di appartenenza, ingaggio e innovazione. Gli spazi di lavoro e le tecnologie digitali dovranno però evolvere, interpretando e prefigurando quel cambiamento di comportamenti ed esigenze che la pandemia ha innescato o forse semplicemente accelerato. Parla il project coordinator Con Federico Uslenghi, project coordinator de Il Prisma, Infobuild ha affrontato i principali temi legati alla progettazione del complesso Hi-Green. Tra questi la copertura e la presenza del verde. Ecco cosa ci ha detto. “La prima mossa progettuale è consistita nell’offrire riconoscibilità al complesso terziario e nel ricercare l’integrazione con il contesto, con il quartiere residenziale in cui è inserito. Da qui il ripensamento dell’attacco a terra degli edifici, prima utilizzati come deposito di motorini e biciclette. Ma la sorpresa e il cambio di marcia è avvenuto durante il sopralluogo in copertura. Lì, ci siamo resi conto dell’importanza della presenza del verde della zona. Abbiamo quindi proposto alla proprietà di investire sul piano copertura, per una sua trasformazione in linea con le nuove tendenze della progettazione degli ambienti terziari. Un modo anche per conferire nuova identità all’edificio, aggiungendo spazi scoperti a uso dei futuri utilizzatori, con aree dedicate all’attività lavorativa all’aperto, dotate quindi di allacciamenti impiantistici. In questo modo abbiamo reso la copertura uno spazio fruibile. Una scelta che ha reso necessario modificare anche i collegamenti verticali”. Vista serale dell’edificio ristrutturato “Poi, abbiamo lavorato sulla forma”, continua Federico Uslenghi. “I tre corpi di fabbrica del complesso hanno geometrie semplici: l’idea nostra è consistita nell’offrire una forma organica, sganciata da quelle rigide degli edifici sottostanti. Abbiamo frammentato la superficie di copertura, creando delle vasche, realizzate in opera, contenute da elementi in acciaio, poi piantumate con essenze varie. Alla quota di sbarco dell’ascensore e delle scale è stata creata una piattaforma centrale pavimentata in grés, poi altri spazi gradinati a sbalzo, pavimentate in decking. Abbiamo anche lavorato sugli interni nell’obiettivo del multitenant, obiettivo che successivamente si è trasformato per un unico tenant. Ma l’elemento centrale del progetto, ripeto, è stata la copertura. Da lì è partito il ripensamento dell’intero fabbricato. C’è stata una contaminazione del progetto, dall’alto al basso, che ha imposto l’utilizzo dello stesso materiale, la lamiera, che dalla copertura scende al piano terra lungo la facciata su strada per andare poi a collegarsi con la pensilina di ingresso e quindi alla reception. Una continuità materica che dalla copertura è planata fino a terra”. La presenza del verde negli spazi interni img by Savills Investment Management Consiglia questo progetto ai tuoi amici Commenta questo progetto