Un ex fornace ristrutturata diventa la nuova sede archeologica della città romagnola. Murature restaurate, ampie vetrate, spazi flessibili, legno e acciaio sono i punti di forza del progetto curato da Politecnica di Modena. Intervista al capo del team di progettazione
a cura di Pietro Mezzi
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Inizieranno il prossimo anno i lavori di realizzazione del nuovo Museo del Territorio di Riccione: in 15 mesi circa, salvo imprevisti, l’opera verrà consegnata e aperta al pubblico.
Si tratta di un intervento importante, sia sul piano architettonico che culturale. Il nuovo museo sostituirà infatti l’attuale esposizione archeologica della città romagnola e vivrà una nuova vita all’interno degli spazi recuperati e restaurati dell’ex fornace Piva, in una lingua di terra nei pressi del rio Melo, a dieci minuti dal centro e collegata alla città da percorsi ciclabili e pedonali.
Il progetto di Politecnica
Dopo anni di abbandono, per l’edificio industriale dismesso è stato predisposto un progetto firmato da Politecnica, che si è aggiudicata la progettazione esecutiva e la direzione lavori per la realizzazione del nuovo polo museale.
La proposta dello studio di Modena rispetta l’architettura originale dell’ex fabbrica e introduce, su due livelli, nuove funzioni culturali ed educative: spazi espositivi, laboratori, aule, bookshop e un bar caffetteria.
Le funzioni sono state indicate nel bando di progettazione e meglio precisate da un comitato scientifico composto da archeologici, che hanno contribuito a fornire ai progettisti incaricati una serie di suggerimenti.
Parla il capo progetto
«La nostra proposta – afferma l’architetto Alessandro Uras, socio di Politecnica e capo del team di progettazione per l’intervento di Riccione – supera la concezione tradizionale di museo archeologico e propone un museo interattivo con postazioni multimediali. L’altra caratteristica che lo rende contemporaneo riguarda la flessibilità d’uso degli spazi. L’idea è di far utilizzare alcuni ambienti sia dagli studenti della vicina scuola sia, in orari extra apertura, dai cittadini. Il recupero e il restauro delle facciate è uno degli aspetti centrali del progetto, mentre la trasparenza è il principio su cui ci siamo concentrati. Il nuovo museo sarà quindi un ampio volume trasparente, con una copertura a falde, compreso all’interno del perimetro dell’ex fabbrica di mattoni».
Politecnica ha realizzato tutte le fasi che compongono la progettazione con l’impiego della metodologia Bim, utilizzando droni e termo scanner per le attività di rilievo.
Il confronto con la Soprintendenza
Con la Soprintendenza è stato condotto un confronto sulle modalità di restauro e di rappresentazione delle facciate murarie vincolate. Alla fine il progetto ha previsto il recupero dei paramenti esterni in laterizio e il mantenimento delle grandi aperture per offrire visibilità e trasparenza alle attività interne.
Aperture e murature si confrontano in un rapporto dialettico, mentre all’interno il legno e l’acciaio completano l’aspetto materico dell’insieme, in cui il primo materiale offre piacevolezza e il secondo permette di disporre di ampi spazi grazie a luci generose.
Le finiture interne
All’interno il pavimento in cemento lisciato richiama le pavimentazioni esistenti dell’ex fornace, mentre una serie di pareti manovrabili consente di adattare gli spazi in base alle esigenze. L’impiego di tende a rullo rende l’interno dell’edificio completamente opaco.
La ciminiera, infine, proposta in una versione stilizzata, costituirà un importante landmark urbano.
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