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A Bolgheri, sulla costa dell’Alta Maremma, un edificio ipogeo ospita le zone di vinificazione e i servizi enologici di due vini prodotti dall’azienda della famiglia Antinori. Un intervento coerente e rispettoso del paesaggio circostante. Il progetto è dello studio asv3 officina di architettura di Fiorenzo Valbonesi A cura di: Pietro Mezzi (foto, Pietro Savorelli) Indice degli argomenti Toggle La nuova cantinaUn nuovo edificio ipogeoI pregi di un edificio ipogeo Siamo a Bolgheri, sulla costa dell’Alta Maremma, a un centinaio di chilometri a sud-ovest di Firenze. Un luogo reso celebre dai versi poetici di Giosuè Carducci, oggi noto quale punto di riferimento enologico internazionale. Qui, la nuova cantina del Guado al Tasso e Matarocchio accoglie la produzione dei due vini di vertice dell’azienda della famiglia Antinori. Un luogo dove tradizione e modernità convivono in armonia. La tenuta Guado al Tasso si estende su circa 320 ettari coltivati a vite, in una piana circondata da colline conosciuta come “anfiteatro bolgherese” per la sua particolare conformazione. La nuova cantina Con la realizzazione della nuova cantina (più esattamente della ristrutturazione di quella esistente) del Guado al Tasso e del Matarocchio arriva a conclusione un complesso processo di ristrutturazione aziendale che ha ridefinito gli accessi, le zone dedicate alla vinificazione e all’affinamento in legno e vetro, i servizi della parte agronomica ed enologica, ottenuti grazie al nuovo centro direzionale della Tenuta e della cantina Il Bruciato. La cantina è visibile dall’esterno solo per i setti d’ingresso (foto, Pietro Savorelli) L’area sulla quale sorge la nuova cantina prevede il mantenimento della barricaia e la nuova edificazione dei locali destinati alla produzione dei vini: si colloca in una posizione quasi centrale della tenuta, baricentrica rispetto alle principali vie di accesso, la Bolgherese e l’Aurelia, e in adiacenza alla Villa Scalabrone, destinata all’accoglienza degli ospiti, nonché cuore della tenuta. Un nuovo edificio ipogeo Si tratta di un nuovo edificio ipogeo, che per quota altimetrica nasce da quella della precedente barricaia interrata. Concepita nel rispetto del paesaggio circostante, la cantina è un luogo affascinante e insolito. (foto, Pietro Savorelli) È dotata di tre accessi, uno per l’uva, di grandi dimensioni, il secondo per i visitatori e i winelover, l’ultimo per gli ospiti della Villa Scalabrone. La cantina, praticamente invisibile dall’esterno, se non per alcuni setti che rimandano a fratture del terreno che identificano le aperture, è immersa nel terreno. I setti sono di forma irregolare, realizzati in calcestruzzo colorato in pasta, con cromie che si riferiscono ai colori della terra, di superficie ruvida e senza trama da cassero, essendo stati lavati dopo il getto. (foto, Pietro Savorelli) All’interno è stata riprodotta la stessa finitura, realizzata con casseri in tavole e senza lavaggio delle superfici verticali, si ripete per tutta la parte nuova della cantina, a cui si accostano pareti e soffitti realizzati con colori simili a quelli dei terreni della tenuta. I pregi di un edificio ipogeo La scelta di un edificio ipogeo permette diversi vantaggi, oltre all’aspetto paesaggistico: una grande qualità del vino, il contenimento dell’energia per la produzione dello stesso e l’affinamento grazie all’azione coibente del terreno e delle coperture inerbite. Uno dei nuovi ingressi alla cantina – (foto, Pietro Savorelli) Adiacenti alla barricaia esistente, alcuni vani accessori realizzano una cerniera con i nuovi volumi della vinificazione. Questi ultimi risultano organizzati in due ambienti contigui, uno di forma circolare, l’altro allungata e irregolare. Il nuovo volume della vinificazione di forma allungata e irregolare (foto, Pietro Savorelli) Il nuovo volume della vinificazione di forma circolare (foto, Pietro Savorelli) Il locale di vinificazione del Guado al Tasso, di forma trapezoidale, è caratterizzato da pareti flesse verso l’alto di colore scuro e soffitto con flesso centrale. Ad esso è contrapposto il locale di vinificazione dalla forma circolare destinato al Matarocchio, che si distingue per le sue pareti ortogonali in calcestruzzo, la cui sommità è arricchita da una subbiatura (la subbiatura è una lavorazione di sgrossatura della pietra, realizzata dallo scalpellino mediante un utensile chiamato subbia; nda) e dal soffitto a forma di tronco di cono, rovesciato verso il basso. I serbatoi si differenziano per le capacità di contenimento: 100 ettolitri per il Guado e 60 per il Matarocchio (foto, Pietro Savorelli) I serbatoi di entrambe le aree sono in acciaio inossidabile, di forma troncoconica con follatore superiore manuale o automatizzato (il follatore è un arnese di legno dotato di un lungo manico munito all’estremità di pioli disposti in piani diversi, usato per la follatura delle vinacce; nda) si differenziano per le capacità di contenimento: 100 ettolitri per il Guado e 60 per il Matarocchio. (foto, Pietro Savorelli) La vecchia barricaia rettangolare contiene le barriques a uno e a due livelli. Anche qui, un’area di forma circolare, individuata oltre che dall’altezza del soffitto anche dai pannelli che la circondano a racchiudere l’area dedicata al Matarocchio, vino di grande qualità prodotto in piccolissimi numeri. La fase di sistemazione del terreno al termine dei lavori (foto, Fiorenzo Valbonesi) Adeguato spazio è stato ricavato per la library del vino prodotto, che ospita i vini dalla prima annata sino ai giorni nostri. Grande attenzione è stata posta all’accoglienza e alla degustazione. La sala, raggiungibile dai due ingressi pedonali e collegata da due scale alla vinificazione e alla barricaia, posta a tre metri al di sopra del piano di lavoro, permette di godere di una vista privilegiata su tutti gli ambienti: la vinificazione, la barricaia, la library e i vigneti che appaiono da un vetro della porta d’ingresso alla degustazione. La fase di armatura delle fondazioni della nuova cantina (foto, Fiorenzo Valbonesi) La cantina, oltre a essere stata realizzata nel rispetto del territorio che la circonda e della storia che l’ha concepita, conserva al proprio interno una grande analogia con i colori dei terreni nei quali affonda: dalla cromia del calcestruzzo a quella degli intonaci. Anche la scelta dei materiali utilizzati nell’arredamento, come il noce canaletto e il bronzo, fanno riferimento ai materiali più nobili della storia della famiglia Antinori. Planimetria dell’area oggetto di intervento (credits, asv3 officina di architettura) Pianta di progetto del livello 01 (credits, asv3 officina di architettura) Pianta di progetto del livello 00 (credits, asv3 officina di architettura) Sezioni di progetto. In alto, la zona di vinificazioni; al centro, la zona barricaia, la sala degustazione e la zona vinificazione Matarocchio; in basso, la zona di vinificazione Guado al Tasso (credits, asv3 officina di architettura) asv3-officina di architettura Fondata nel 1990 dall’architetto Fiorenzo Valbonesi, lo studio ha firmato numerosi progetti di cantine, attività che impone un attento studio del paesaggio e del contesto ambientale in cui si opera. Nello studio di Cesena oggi lavorano giovani architetti come Giovanni Pulelli e Agnese Valbonesi. Lo studio opera anche nei settori del restauro, dell’arredo e del design. Scheda progetto Cantina di Guado al Tasso Località: Castagneto Carducci, Bolgheri Committente: Marchesi Antinori Progetto e direzione artistica: Fiorenzo Valbonesi Team di progetto: asv3 officina di architettura (Francesco Gasperini, Giovanni Pulelli, Clarissa Serri, Agnese Valbonesi) Direzione lavori: AEI Progetti Strutture e sicurezza: AEI Progetti Impianti: Francesco Calignano (impianti enologico, termico e idrosanitario) Impresa di costruzioni: Raggi Costruzioni e Restauri Impresa di demolizione: Mannari Impianti enologici: Nuova Impianti Superficie intervento: 2.160 mq Cronologia: 2018-2023 Fotografie: Fiorenzo Valbonesi, Pietro Savorelli Consiglia questo progetto ai tuoi amici Commenta questo progetto