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La nuova cantina Zymè è nata sull’onda della tendenza sempre più diffusa nel settore enologico, dove all’architettura, oltre al puro scopo funzionale, viene attribuito anche quello di comunicare con il cliente, di trasferire cultura e creare emozioni. Il progetto, realizzato dall’architetto Moreno Zurlo, offre una visione organica dello spazio attraverso una relazione armoniosa tra le materie della modernità, tradizioni vive e qualità diffusa. La modellazione dello spazio e l’uso dei materiali assumono quindi un valore narrativo ed espressivo estremamente coinvolgenti. Si tratta di un esempio di architettura sostenibile e “genius loci”, ovvero capace di integrarsi nel contesto senza arrecare sconvolgimenti all’ambiente circostante. La nuova cantina Zymè nasce da un nucleo preesistente contraddistinto da un carattere forte e distintivo: si tratta di una ex-cava del 1400 dove il genius del luogo è così potente, ricco e fortemente definito, da suggerire una soluzione architettonica capace di esaltarne le peculiarità, nutrendosi dell’ambiente stesso. La relazione tra habitat, storia e funzione è dinamica. Il corpo basamentale è rivestito con la pietra estratta in fase di scavo e attraverso esplicite bucature accompagnate da inserti in acciaio Corten. Questa soluzione richiama l’ambiente “cava” preesistente, oggi destinato all’affinamento e all’invecchiamento del vino in barriques di legno. L’andamento del profilo esterno, assieme alle piantumazioni dei giardini pensili, creano una sorta di irregolarità sul coronamento dell’edificio, in modo da mitigare l’impatto visivo del corpo centrale e di dialogare armonicamente con il versante dell’anfiteatro collinare di via Cà del Pipa. Altri motivi fondativi del progetto sono legati a esigenze specifiche di tipo produttivo, per cui naturalità e genuinità del vino in fase di stoccaggio e di invecchiamento vengono garantite dalla condizione che il prodotto non sia sottoposto alla luce solare e che l’ambiente sia stabile dal punto di vista termico. Vista notturna della cantina Costruire sottoterra è una scelta efficace sul doppio versante del risparmio energetico e del bioclima. Va anche sottolineato come l’industria del vino locale (l’Amarone) sia famosa anche nell’ambito dell’architettura per la sua propensione verso questo mondo (quello dell’architettura, appunto), utilizzata come mezzo non solo per ottenere maggiore funzionalità, ma anche per comunicare con il cliente, trasferire cultura e creare emozioni. Lo spazio viene modellato, i materiali diventano i protagonisti di una narrazione estremamente coinvolgente e dall’alto valore espressivo. Grassi Pietre si è occupata della fornitura di tutte le parti lapidee per la nuova cantina Zymè. In particolare ha realizzato tre scale e delle rampe interne (a ventaglio). Celle pentagonali a formare l”archivio” dei vini Per questi interventi è stata utilizzata la pietra di Vicenza Giallo Dorato dello spessore di 3 cm, posata a malta su una struttura in ferro. La scelta del Giallo Dorato è legata a un’accurata analisi estetica fatta dall’architetto Zurlo e dallo staff di Grassi Pietre: questa tipologia di pietra di Vicenza è molto simile a quella già presente in loco, la quale però è di scarsa qualità e per questo è stata usata in blocchetti a correre di grosso spessore (circa 8 cm). L’azienda di Nanto (Vi) ha inoltre realizzato una struttura avveniristica all’interno di Zymè: delle pareti formate da celle pentagonali che danno forma al cosiddetto “Archivio”, una soluzione per “archiviare il vino”, e tenerlo al sicuro, decisamente fuori dagli schemi cui siamo abituati, un’elegantissima scaffalatura per l’affinamento delle bottiglie dopo l’invecchiamento in botte. Una struttura che certamente catalizza gli sguardi dei visitatori, impossibile non rimanere affascinati dalla soluzione ideata. Non a caso è l’elemento più fotografato della cantina. Anche l’”archivio” è in pietra di Vicenza di tipo Giallo Dorato. Lo spessore delle superfici è di 3 cm. Ciascuna cella (cm 78x56x60 cm per 85 kg) è stata assemblata negli stabilimenti della Grassi Pietre e successivamente posata a colla (a base di calce idraulica marchiata Mapei) assieme a una rete in fibra di vetro. Questa scelta assicura l’armatura della struttura che, anche in caso di sisma o di rottura di uno degli elementi, non collasserà (si evita così il cosiddetto “collasso a domino”). Per sgravare il peso delle bottiglie, inoltre, ogni 4 celle è stata inserita una staffa (mensola) in acciaio. Lo scopo è scaricare il carico sul muro in cemento armato retrostante. Le dimensioni totali dell'”archivio” sono 16,9 x 5 metri (di altezza) per una profondità di 60 cm. Una realizzazione imponente ma che, grazie alla scelta progettuale, si mostra come un enorme quadro astratto. Grassi Pietre ha creato anche una piccola cucina. Uno spazio interno alla cantina che consente di coinvolgere gli ospiti in un percorso sensoriale a 360 gradi: i clienti potranno assaggiare i nettari prodotti da Zymè accompagnandoli con le più adatte portate della cucina italiana. Anche questo spazio è realizzato in Giallo Dorato (il materiale posato ha uno spessore di 4 cm) ed è arricchito da un lavello a massello sempre in pietra di Vicenza. L’azienda ha infine fornito circa 120 mq di “Rustik Green” utilizzato per rivestire il pavimento esterno che accompagna gli ospiti all’ingresso principale della cantina. Il “Rustik Green” è un marmo grigio di origine turca, che si contraddistingue per la compattezza. È stato posato con uno spessore di 2 cm in formato 20 a correre (l’effetto visivo è il medesimo delle doghe di legno di un parquet). La finitura prescelta è il piano solo, calibrato, economico e antiscivolo. Consiglia questo progetto ai tuoi amici Commenta questo progetto