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In medicina si sa da sempre che curare il corpo non è sufficiente per garantire la guarigione del malato, ma che è necessario prestare attenzione anche alla sua psiche, all’ambiente in cui vive e a tutti quei fattori che definiscono la persona nella sua interezza.Estendendo questo concetto, si può quindi affermare che il luogo nel quale fisicamente si trova il malato gioca un ruolo fondamentale nel suo processo di guarigione. È allora auspicabile che tutti i luoghi deputati alla cura, in primis gli ospedali, siano pensati come ambienti bio-compatibili, nel senso profondo di “adatti alla vita”. Quella umana. Osservando le strutture ospedaliere costruite negli ultimi anni in Italia, si nota come questa priorità si stia imponendo in modo deciso: un ottimo esempio è fornito dal nuovo Ospedale San Luca, una delle sedi dell’Istituto Auxologico Italiano, la cui progettazione sembra rifarsi al motto di molti dipartimenti di polizia statunitensi: “servire e proteggere”. Servire il paziente, il malato ricoverato così come il cittadino che entra nella struttura per un semplice esame, offrendo non solo le migliori cure, ma la possibilità di riceverle in un ambiente controllato, accogliente, costruito su misura. In una parola, protetto. Il nuovo Ospedale dell’Auxologico sorge in piazzale Brescia, zona ovest di Milano, all’incrocio di diverse arterie stradali che vedono ogni giorno un traffico piuttosto intenso: il primo livello di protezione da assicurare era dunque quello contro il rumore e il movimento provenienti dalle strade. A questa necessità l’architetto Tobia Marcotti, per lo Studio ITI, ha risposto ispirandosi all’idea di uno scudo: l’ospedale è stato quindi concepito come un grande monolite, la cui facciata visibile da piazzale Brescia si erge a difesa della serenità dell’interno dall’aggressione dell’esterno. Buona parte dell’effetto scenografico è stata ottenuta grazie all’impiego del laminato in zinco-titanio zintek®, che grazie al suo colore grigio ardesia, e al messaggio di affidabilità e sicurezza trasmesso dal suo essere metallo, rinforza l’immagine dello scudo protettivo. Forme e materiali stabiliscono una netta distinzione tra “il dentro” e “il fuori”. Ma come fare in modo che l’intera struttura, così chiaramente “altra” rispetto al contesto urbano, giungesse a dialogare con questo, si ponesse al suo interno in modo armonico, senza essere vissuta come un monolite solitario e avulso dall’ambiente? La risposta del progettista è stata duplice: movimento e varietà. Movimento per dare leggerezza, e varietà di materiali per rispondere alla varietà delle funzioni e dei luoghi. Se infatti la facciata principale è rivestita in zincotitanio per la già citata analogia con lo scudo, in quella che affaccia su via Magnasco lo zintek® cede il passo alla pietra chiara, traforata da vetro satinato, per “non soffocare la piccola via”, secondo le parole dello stesso architetto, mentre il prospetto su viale Murillo è realizzato in pietra scura, quasi una mediazione tra la facciata in pietra chiara e quella in zintek®. Questa rimane comunque la più importante, sulla quale il progettista ha concentrato tutta la sua inventiva: per alleggerire una forma che certo lieve non era, Marcotti ha infatti scelto di lavorare con la geometria, ruotando di fatto il volume dell’edifico rispetto al suo basamento in pietra. Facendo ricorso a piani sfalsati e inclinati, l’ha plasmato interrompendo ogni superficie troppo ampia con tagli sapienti, e sviluppando giochi tridimensionali che gli conferiscono un movimento altrimenti impossibile. Sfruttando poi la tecnica di posa con doppia aggraffatura delle superfici in zintek®, ha potuto animare ulteriormente la facciata, creando l’effetto di “un pettine che piano piano segna e modella il monolite”, come se lo zintek® l’avesse avvolto in un movimento a spirale. Ad aumentare ancora il senso di movimento, ha inserito poi la scalinata dell’ingresso, giustapposta e inclinata rispetto alla hall, con un pilastro in calcestruzzo armato rastremato che amplifica il senso di torsione e riesce nell’intento di non pesare sullo sguardo dello spettatore. Un monolite ruotato sul quale si dispone un rivestimento a sua volta dall’effetto rotante: una soluzione ingegnosa, che sdrammatizza l’aspetto della struttura e le dona un’immagine “viva”. Perché l’Ospedale dell’Auxologico è davvero un organismo vivente, con l’ottavo e ultimo piano sede degli uffici della dirigenza – la mente –, la hall del piano terra come un vasto grembo dedicato all’accoglienza dei pazienti e tutto il terzo livello occupato dai macchinari destinati a far funzionare gli impianti dell’edificio, come un gigantesco cuore pulsante. Al di sotto, ai piani primo e secondo, ambulatori e sale riunioni; al di sopra, ai piani quarto, quinto, sesto e settimo, le stanze per la degenza. Una distribuzione funzionale degli spazi, ciascuno studiato con attenzione ai dettagli, dalle maniglie delle porte alle cerniere antischiacciamento, e ancora una volta alla scelta dei materiali. Fin dall’inizio infatti, proprio per rispettare l’idea dell’ospedale come luogo destinato ad accogliere la vita, si è scelto di utilizzare elementi naturali, sia nel senso di “non trattati”, dove possibile, sia, nel caso di materiali verniciati, legati in qualche modo alla natura: se quindi a ogni piano il numero che lo indica è raffigurato in un rosone in marmo, nei reparti di degenza i pavimenti richiamano i colori della sabbia e del mare, con un alternarsi volumetrico di pieni e vuoti lungo le pareti che conferisce un ritmo tutto particolare ai corridoi, solitamente vissuti come anonimi passaggi da un luogo all’altro. Anche la gestione dell’illuminazione, in particolare quella naturale, è stata studiata con cura: tutti i fori luce sono stati pensati nella loro funzione primaria di comunicazione con l’esterno, e in base a questa modulati. Così si hanno ampie finestre nelle stanze dei pazienti, soprattutto quelle che si affacciano sul lato di via Magnasco, per consentire ai ricoverati di mantenere il contatto con il mondo esterno in totale sicurezza, mentre al primo piano, dove si trovano gli ambulatori, lo sguardo può saggiare solo brevi porzioni di cielo, perché chi è coinvolto in visite o piccoli interventi possa rilassarsi senza distrazioni e mantenere la concentrazione su quanto sta avvenendo. Dall’esterno, i fori luce appaiono come aperture incassate nella facciata, in una sorta di bow-window al contrario; impossibili da definire come semplici finestre, sembra quasi siano stati tagliati via di netto, in un’operazione (e forse non è casuale ritrovare quest’analogia medica) i cui segni sono gli architravi e i davanzali in alluminio naturale che brillano al sole contro il grigio più scuro del rivestimento in zintek®. Lo stesso sole che all’ingresso segna, sulla linea scura in pietra tracciata apposta, il mezzogiorno del solstizio d’inverno; lo stesso sole che si riversa sulla copertura, realizzata anch’essa in zintek®, dove la luce viene invitata a entrare grazie a fori appositamente pensati nella pensilina di aggetto dell’ottavo piano. Qui tutti gli spazi, uffici e sale riunioni, possono godere di un’illuminazione senza vincoli, tanto che dalla sala principale si domina gran parte della città, e si può scorgere in lontananza la celebre Madunina del Duomo. Un enorme belvedere, che non dimentica però il leitmotiv della protezione: se sulla facciata lo zintek® crea uno scudo per proteggere i malati, qui ne crea uno più leggero, potremmo dire un’ala, che difende con garbo chi si trova all’interno dalla calura estiva, e al contempo partecipa attivamente alla fantasia di compenetrazioni di volumi che danno alla copertura un’immagine del tutto originale. Grazie alla sua estrema malleabilità e alle possibilità pressoché infinite di posa, lo zintek® ha infatti permesso di creare una superficie dove ancora una volta il movimento è l’elemento principe, e il risultato una forma imprevedibile. Attenzione alla persona in ogni elemento degli ambienti, quindi; attenzione alla sua sicurezza e al suo benessere, con la scelta di rivestimenti duraturi che proteggano dagli agenti atmosferici e dal rumore; attenzione infine all’impatto estetico e alla comunicazione con il contesto urbano: l’Ospedale dell’Auxologico, luogo pensato per preservare la vita, si è già imposto come presenza essa stessa viva nella realtà lombarda, oltreché piemontese. SCHEDA TECNICA Rivestimento in marmo Rigo Marmi Srl Facciate continue in vetro Giuliani Soc. Coop. Impianti Meccanici Eletecno-st SpA Impianti Elettrici e Speciali Elettroimpianti BRM Srl Coordinatore sicurezza: Sicurcantieri Co. Srl Foto: Archivio Zintek Srl IRCCS Istituto Auxologico Italiano Arch. Federico Brunetti Consiglia questo progetto ai tuoi amici Commenta questo progetto