Padiglione CINA

Progettato dall’archistar Daniel Libeskind, con allestimento degli interni di Ralph Appelbaum Associates, sorge in posizione strategica poco distante dal Lake Arena e da Palazzo Italia, imponendosi per la forte carica figurativa che, attraverso l’organica plasticità dell’involucro parametrico, richiama l’attenzione sulle questioni chiave proposte dal tema di Expo 2015 (Nutrire il pianeta), sviluppando il tema “building community through food” attraverso la rivisitazione di un tradizionale Shitang: la sala da pranzo comunitaria cinese.
Daniel Libeskind, esplorando i canoni dell’architettura parametrica, ha sviluppato una spettacolare figura organica che si estende su una superficie coperta di 578 metri quadrati, con uno sviluppo di circa 36 metri di lunghezza, 19 di larghezza e 12 di altezza. Il tutto articolato su 3 livelli interni (per un totale di 1000 mq), ai quali si aggiunge, alla sommità, una terrazza verde, con vista panoramica sull’intero sito Expo.
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L’involucro

Di uno squillante colore rosso lacca e l’inconsueta morfologia della figura architettonica definiscono un oggetto che non passa sicuramente inosservato. Non a caso la vermiglia e frattale scocca del Padiglione Vanke, composta da circa 4200 lastre di grès porcellanato rappresenta già una vera e propria icona di riferimento per l’intero campus di Expo 2015. L’effetto è ottenuto grazie a un innovativo sistema di rivestimento in lastre ceramiche, nato dalla collaborazione tra Daniel Libeskind e Casalgrande Padana, sviluppato ad hoc per il Padiglione Vanke.
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Le lastre Fractile, disegnate dall’architetto secondo un’esclusiva matrice tridimensionale, sono state prodotte in grès porcellanato nel formato 60×120 cm e successivamente tagliate in sottomoduli da 60×60 cm. All’intradosso di ogni singolo elemento, cioè sulla superficie che non rimane a vista, è stata fissata una particolare flangia metallica dotata di elementi di regolazione. Grazie a questo dispositivo, le lastre sono state ancorate a secco a una sottostruttura, costituita da una serie di elementi tubolari che avvolgono l’intero involucro del padiglione.
Lo speciale sistema di posa, messo a punto dalla azienda torinese Bodino Enigineering e dalla Divisione Engineering di Casalgrande Padana, consente non solo di fissare le lastre, ma anche di orientarle singolarmente in funzione del progetto. Per enfatizzare la decostruzione delle tradizionali superfici di facciata ortogonali e complanari, si è operato attraverso la parziale e libera giustapposizione degli elementi ceramici, definendo una tipologia di rivestimento decisamente innovativa.
L’originale disegno geometrico a bassorilievo delle lastre, enfatizzato da una finitura superficiale a velatura metallescente, fa sì che la materia ceramica si scomponga e ricomponga in molteplici riflessi capaci di dinamizzare l’involucro a ogni mutamento della luce naturale incidente.
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Interni

Le sorprese del Padiglione Vanke non si fermano all’esterno. Il padiglione racchiude infatti un grande spazio, dove una struttura tridimensionale di bambù (circa 8000 metri lineari di canne impiegate) scandisce il percorso espositivo, fornendo al tempo stesso un etereo supporto ai 300 schermi LCD installati per proporre ai visitatori immagini, informazioni e suggestioni su alcuni momenti della tradizione conviviale cinese, attraverso lo Shitang (la sala da pranzo collettiva), i costumi culinari, gli oggetti d’uso corrente – il tutto letto criticamente attraverso i nuovi comportamenti introdotti dalla globalizzazione.
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All’interno di questo palinsesto, alcune aree privilegiate sono state pavimentate con lastre in grès porcellanato da 60×60 cm, appositamente realizzate da Casalgrande Padana attraverso una particolare lavorazione delle superfici, che richiama il pattern disegnato da Libeskind per l’involucro. Una testimonianza ulteriore della flessibilità creativa del materiale ceramico e della capacità di Casalgrande Padana di dialogare con l’architettura, dando concretezza a qualsiasi idea progettuale.
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Concept
Il tema scelto dalla Cina incarna l’atteggiamento di gratitudine, di rispetto e di cooperazione del popolo: la terra nutre l’uomo dalle origini, la speranza è la prospettiva di un futuro in cui il cibo consenta la vita di tutti.
Agricoltura, alimentazione, ambiente, sviluppo sostenibile sono i punti focali della partecipazione della Cina a Expo Milano 2015. Lo scopo è ricordare la convinzione della filosofia cinese che “l’uomo è parte integrante della natura”, illustrare le tradizioni culturali e i progressi nei campi dell’agricoltura, presentare i grandi passi compiuti nell’uso razionale delle risorse per assicurare cibo a sufficienza, buono e salutare. Il filo conduttore è la ricerca di equilibrio tra gli esseri umani e l’ambiente, tra l’umanità e la natura.
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Come il contadino cura e protegge la sua terra, così il popolo deve custodire il Pianeta. Sono tre i temi intorno a cui si dipana l’esposizione. “Il dono della natura” illustra il processo del raccolto secondo il calendario cinese lunisolare e i cinque colori del suolo. “Cibo per la vita” mostra il percorso produttivo del cibo, del tofu e di altri piatti, le Otto famose scuole di cucina cinese, la cultura del tè. “Tecnologia e futuro” documenta i progressi scientifici, tra cui il riso ibrido del professor Yuan Longping, il riciclo in agricoltura, le tecniche per la tracciabilità, l’Internet delle cose. È la prima volta che la Cina partecipa a un’Esposizione Universale con un Padiglione self-built,simbolo dell’impegno di un grande Paese, la seconda economia mondiale. Per la prima volta il Paese si impegna a mostrare e spiegare nei dettagli la sua politica agricola, dalla storia alle innovazioni del futuro. Anche province e singole città saranno presenti con ricche e colorate attività. E, sempre per la prima volta, vi sono anche imprese cinesi in propri Padiglioni self-built.



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