Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
A dicembre 2006, Gianbattista Pezzoni Property & Facilities Manager di Vodafone Italia (VO) chiede a Dante Benini & Partners Architects (DOBP) una proposta progettuale completa per la riqualificazione della sede VO presso il secondo piano di Palazzo Odescalchi in Roma. Condizione principale era che il progetto fosse coerente con la filosofia aziendale di “raggiungere in ogni location lavorativa un adeguato comfort ambientale, mantenendo costante l’identità aziendale e garantendo attraverso il miglioramento dell’ambiente il lavoro, il senso di appartenenza, fondamentale per lo sviluppo e la crescita dell’azienda”. “Eventuale riqualificazione”, perché VO già occupava il secondo piano di palazzo Odescalchi e non avrebbe mai messo in discussione la location piazza SS. Apostoli a Roma, un salotto d’attesa tra i più belli d’Italia su cui si affaccia Palazzo Odescalchi, se non fosse che l’avanzato stato di degrado degli uffici e i vincoli formali e strutturali dell’edificio non consentivano di far aderire la sede alle nuove strategie di impresa, rispetto ai nuovi cambiamenti organizzativi in termini di utilizzo dello spazio e di immagine. Mentre l’imponente Palazzo Odescalchi, oggetto di un recente opera di restauro della facciata esterna, rappresentava al meglio la sede Istituzionale, gli spazi interni vincolati in scatole rigide avevano nel tempo perso ogni connotazione riferita al valore storico o artistico degli spazi originari. Gli unici elementi sopravvissuti ai diversi utilizzi di quelli spazi erano alcuni soffitti in legno con decorazioni pittoriche comunque in avanzato stato di degrado. Al brief si aggiungeva la richiesta di restituire attraverso l’architettura uno spazio che identificasse la nuova “Ambasciata Vodafone Italia”. Una sede riservata all’accoglienza e alla rappresentanza con spazi di aggregazione e di incontro di assoluto livello e che inoltre contenesse l’identità dell’azienda e delle sue attività con l’adeguamento dei dipartimenti operativi alle nuove linee guida aziendali e l’adeguamento impiantistico e prestazionale degli spazi La storia L’attuale palazzo sorge sulla piazza dei SS. Apostoli ed in origine apparteneva alla famiglia Colonna. Nel 1661 l’edificio venne ceduto in usufrutto al cardinale Flavio Chigi, che fece risistemare il palazzo dal Bernini. I Chigi vendettero il palazzo nel 1745 al principe Baldassare Odescalchi, pronipote di Papa Innocenzo XI Odescalchi (1676-1691), che incaricò Nicolò Salvi e Luigi Vanvitelli di renderlo più sontuoso e di ampliarlo con un nuovo corpo, a spese del giardino, leggermente sopraelevato, che si trovava alla destra dell’edificio. Nel 1887 il palazzo fu gravemente danneggiato in un incendio e gli Odescalchi dovettero far restaurare la facciata sui SS. Apostoli e chiamare l’architetto Raffaelo Ojetti (1845-1924) per ricostruire la parte prospiciente via del Corso. Il complesso è ancora oggi proprietà degli Odescalchi ed è suddiviso in varie unità immobiliari, in affitto. La costruzione La parte originale del palazzo, riferibile al Bernini, sulla sinistra mostra due ordini di finestre, scanditi da lesene composite, con timpani alterni centinati e triangolari al primo e architravate al secondo. A coronamento è posto un cornicione arricchito di grosse mensole e sovrastato da una balaustra. Al pian terreno si aprono un grande portale, affiancato da due colonne, che regge un imponente balcone, e finestre architravate con inferriate. Sulla destra vediamo la parte della facciata realizzata a seguito dell’ampliamento settecentesco seguendo lo stile della parte originale, in cui si apre un secondo portale identico a quello berniniano. Dai due portali, al di sopra dei quali si trova lo stemma degli Odescalchi, si accede al cortile interno opera del Maderno, porticato al pian terreno. Le grandi arcate, di cui alcune sono state chiuse, sono sorrette da pilastri dorici e da due colonne doriche ai lati. Al primo piano si aprono finestre inserite in altrettante arcate chiuse, spartite da doppie lese ioniche con eleganti capitelli. Sul lato di fronte all’entrata si trova una statua barocca, sormontata dallo stemma Odescalchi. La facciata di via del Corso presenta forme eclettiche ad imitazione dei palazzi quattrocenteschi toscani. Nuovi spazi Vodafone A partire dalla fase di Concept lo studio DOBP, guidato da Luca Gonzo, Architetto Senior Partner incaricato, e Silvio Petronella, Direttore di Progetto, ha lavorato in stretta collaborazione con il dipartimento di space planning e design VO in modo tale da verificare fin da subito l’aderenza alle idee di progetto con le esigenze dei dipartimenti che già operavano in sede. Dal punto di vista della fruizione e dell’utilizzo degli spazi, la prima considerazione è stata di quella di spostare la reception, collocata in corrispondenza dell’ingresso principale che si affaccia sullo scalone nobile, in uno spazio attiguo nel pianerottolo verso l’ascensore (vero punto di arrivo). Questo primo intervento ha garantito di mettere direttamente in contatto lo spazio di accoglienza con un passaggio dedicato agli ospiti che collega direttamente la sala consigliare, vero gioiello di tutto il piano che si affaccia direttamente su piazza SS. Apostoli. La sala consigliare è stata disimpegnata tramite un allestimento “guardaroba” in modo tale da ricreare uno ulteriore spazio di accoglienza utilizzabile in caso di evento come luogo per rinfresco oltre che accredito. Il “foyer” che si genera disimpegna un ulteriore sala meeting, più piccola, riservata, informale rispetto la sala consigliare. Questo ulteriore spazio è stato interpretato non solo come sala riunioni, ma come luogo per incontrarsi, e come spesso accade in tutto il mondo, e sicuramente Roma fa scuola, gli incontri al vertice avvengono attraverso “colazioni di lavoro”. Ecco che la sala assume connotazioni di sala da pranzo, dove il cliente può invitare i propri ospiti. Allo scopo è stato allestito uno spazio Backstage con attrezzature minime per garantire un supporto ad un eventuale servizio di catering. La reception, riportata in punto baricentrico, ha garantito anche la collocazione di aree dedicate all’aggregazione e sale meeting aperte ai dipendenti, oltre che ad ospiti esterni, entrambi gli spazi sono stati collocati in modo tale da precedere i dipartimenti operativi. Anche il corridoio di distribuzione dei dipartimenti è stato funzionalmente e concettualmente riqualificato ad uso sia distributivo sia come ulteriore spazio dedicato all’accoglienza e alla divulgazione delle diverse realtà che identificano l’azienda, diventando gallery per la promozione dei progetti della Fondazione Vodafone. Eliminando ogni superfetazione e riscoprendo i varchi esistenti tra i diversi locali, i dipartimenti operativi sono stati distribuiti in modo tale da usufruire del massimo livello di permeabilità permettendo una alta interazione tra il personale, arricchendo lo spazio con aree di supporto quali meeting riunioni in open per riunioni informali e lavoro in team, spazi dedicati per aree copy e archivi Infine, direttamente collegati alla sala consigliare, gli uffici del Presidente e dell’amministratore delegato. Il progetto architettonico attraverso la storia ricucendo arte e tecnica Filo conduttore di tutta la progettazione è stata la realizzazione di spazi dove ogni fruitore potesse sentirsi a proprio agio vivendo in un’unica atmosfera senza interruzione di continuità tra piazza, interno ed esterno del Palazzo. Qualità e benessere dei nuovi spazi sono stati garantiti attraverso un processo di progettazione integrata che ha portato ad amalgamare le scelte architettoniche con le nuove istanze di modernità legate alle prestazioni tecnico impiantistiche, nonché ai vincoli dettati dal contesto. La riqualificazione della sede è stata anche occasione di un accurato lavoro di restauro di decorazioni pittoriche su preziosi soffitti lignei. Dal punto di vista spaziale e percettivo si è optato per eliminare, compatibilmente con i vincoli imposti dagli Enti, il maggior numero di porte o separazioni, facendo compenetrare gli spazi e funzioni attraverso VUOTI SOLIDI conservando la semplicità di impianto originaria e l’immediatezza dei percorsi. Il progetto ha cercato di recuperare “vecchie prospettive interne” tramite infilate di spazi che si susseguono, cercando di eliminare ogni principio di “corridoio” inteso come solo come spazio di distribuzione. Alle finiture ormai consolidate e già applicate in altre sedi Vodafone si sono aggiunti materiali tipici della antica tradizione costruttiva Italiana, quali marmorino per il rivestimento delle possenti murature e in pavimento in terrazzo Veneziano per la sala Consigliare. Unendo in alcuni casi i materiali della tradizione con le nuove esigenze, come nel caso del pavimento sopraelevato realizzato in quadrotte ispezionabili di terrazzo veneziano. Nel consolidare il rapporto di reciprocità tra interno ed esterno, la nuova “area Break”, concepita come luogo di aggregazione sosta all’interno degli uffici, si apre completamente verso lo scalone nobile, utilizzando il vecchio ingresso principiale, contornato dall’importante cornice in travertino, come vetrina, finestra verso l’interno del palazzo. L’intero intervento è un susseguirsi ambienti plasmati anche da un accurato light design, che accompagna il visitatore attraverso atmosfere inusuali rispetto allo spazio ufficio come comunemente inteso. La luce mescolata in differenti combinazioni, indiretta, diretta, celata da velette, valorizza i recuperi pittorici dei soffitti, evidenzia i percorsi, esalta le finiture. Dalla reception, dove prevalgono i colori aziendali, la luce scivola attraverso un susseguirsi di lamelle in metraclilato rosso, nell’area break attigua prende forma con modo scultoreo una “barcaccia” che avvolge lo spazio caffè irrompendo percettivamente nel soffitto a cassettoni Fin dal progetto preliminare e soprattutto in fase di esecuzione, DOBP ha lavorato sinergicamente con i manager di Capital Projects VO Roberto Verri e Sergio Rienzi e l’ Ing. Raoul Cassinelli della società di ingegneria Technion, al fine di integrare soluzioni architettoniche alle innovazioni impiantistiche, nell’ambito di un cantiere “anomalo” in continua evoluzione a causa dei vincoli esistenti, molti dei quali occulti e scoperti inevitabilmente a seguito delle rimozioni di tutti gli allestimenti precedenti. In questa corsa contro il tempo, attraverso gli adeguamenti architettonici all’esistente, senza mai deformare il progetto iniziale, proprio nell’area break è venuto alla luce uno sei soffitti in legno, che seppur non adornato con decorazioni pittoriche si presentava in ottimo stato di conservazione. Uno persistenza troppo importante per nasconderla nuovamente con un controsoffitto tecnico necessario per celare tutti i transiti impiantistici a servizio dei dipartimenti. Il nuovo controsoffitto ha preso forma dialogando con la scultura a pavimento garantendo il passaggio degli impianti e scoprendo in tutta la sua bellezza il soffitto ligneo esistente. Nel corridoio “galleria” tutti gli armadi esistenti addossati alle pareti,sono stati collocati al centro, avvolti da portali equipaggiati con illuminazione. Due binari a contro soffitto ospitano le lampade direzionabili, esaltando la finitura in marmorino delle pareti libere da ogni “arredo”, evidenziando gli spessori e la possenza delle murature del Palazzo. Negli spazi operativi, l’illuminazione performante per gli operatori è stata distribuita su una campitura centrale di controsoffitto metallico ispezionabile, in modo da apparire come un unico “lampadario” al centro di ogni stanza. La sala consigliare, anticipata dal “corridoio nobile” incendiato di luce, ha riacquistato l’immagine di “salone d’onore”, vero “salotto” per tutte le attività di comunicazione esterna quali conferenze, relazioni pubbliche. L’intervento di restauro dei soffitti lignei ha escluso ogni ipotesi di climatizzazione o passaggi impianti a soffitto. Ancora una volta la progettazione integrata a portato a disegnare l’impianto (fancoils) all’interno di pannelli che generano un ritmo nello spazio apparendo come “quadri” alle pareti. L’aria canalizzata esce oltre i pannelli dall’alto evitando qualsiasi “fastidio” alle persone dovuto a riscontro d’aria diretta. Seguendo il principio del total design, gli allestimenti della sala consigliare sono stati completati con mobili disegnati dallo studio DOBP, come per il banco reception, la “barcaccia” e gli sgabelli. Cassettoni Lignei Nel ambito dell’intervento Vodafone Italia si è fatta carico anche del complesso intervento di restauro conservativo e pittorico dei cassettoni lignei (tratto dalla relazione per il restauro dalla dott. ssa Marina Pennini consulente Edilgero) “I soffitti lignei nelle varie stanze sono databili all’800. I lacunari dipinti sono frequenti nelle abitazioni patrizie romane e italiane in generale e appartengono ad una cultura figurativa molto apprezzata. In antico si hanno lacunari intagliati e poi dipinti e dorati ma questa tecnica costosa e destinata maggiormente ad edifici pubblici e di particolare rappresentanza si semplifica per le case private. Del resto gli stessi edifici passano da rivestimenti esterni preziosi a intonaci dipinti o graffiti fino al semplice intonaco colorato. La tecnica è molto apprezzata anche nel periodo neoclassico e non possiamo escludere che a questa data risalgano i cassettoni dell’unità in oggetto. Essi sono stati realizzati posando tavole lunghe successivamente ripartite a fingere lacunari con rosoni. Non sono accessibili dal retro perché il soprastante solaio è stato gettato inglobandoli. La tecnica decorativa utilizzata è nota: la superficie lignea è stata rivestita con uno stucco successivamente dipinto a tempera. Il repertorio decorativo utilizzato (rosoni, cornici, decori, modanature etc.) attinge abbondantemente a quello classico riutilizzandolo in modo autonomo e vivace unendo talvolta decorazioni canonicamente separate. Va ricordato che queste tecniche decorative, utilizzate anche per le pareti e con peculiarità da città a città, regione e regione, costituiscono una grande ricchezza nella tradizione romana e italiana. In questo caso si può notare una varietà di modelli da ambiente a ambiente (rosoni, cornici, ripartizioni, finiture) diversi in ogni sala. Nel salone grande la decorazione gioca tra i colori e le finiture in oro. Inoltre ogni stanza ha una sua dominante cromatica (azzurra, verde, rossa etc.). Il recupero dei cassettoni ha comportato: – il consolidamento della preparazione e della pellicola pittorica – la sostituzione delle cornici degradate in legno ovvero con il loro restauro facendole riaderire ed eliminandone “l’imbarcamento” – l’eliminazione delle stuccature “azzurre” – la stuccatura delle lacune (dove è caduta la preparazione) e delle fenditure – la ripresa pittorica di tutte le parti prive di colore e la ricostruzione dei decori degradati o perduti Tutti i procedimenti, i materiali e le tecniche di intervento sono state quelle del restauro specialistico Cat. OS2.” Materiali e tecnologie Lo scenario di recupero degli spazi di Palazzo Odescalchi e le esigenze tecnico funzionali di eleganza moderna e funzionale dell’ambasciata Vodafone hanno portato alla scelta progettuale di tecniche e materiali derivati dalla tradizione ma con chiave di applicazione tecnologica contemporanea. Il Pavimento Tecnico Tra le scelte operate sicuramente protagonista è il pavimento tecnico, necessario, sovrapposto in modo removibile all’esistente, opportunamente coperto e protetto. Il pavimento tecnico è stato risolto nelle aree di rappresentanza con Quadrotte monolitiche in “terrazzo alla veneziana”. Il terrazzo alla veneziana è uno tra i più antichi pavimenti usati in architettura e le sue radici risalgono alla scuola romana del mosaico (rudus novum). La tradizione sposa le nuove necessità in un connubio inscindibile tre arte/tecnica utilizzando un pavimento formato da pannelli misura 600x600x30 mm prodotti serialmente in conglomerato cementizio pressato, composto da inerti di granulati di marmo e/o granito, dai toni caldi, per armonizzarsi meglio con i rossi e gli ori dei decori pittorici dei soffitti, o per contrastare con il bianco del corridoio che porta alla sala consigliare. La mescola si completa di inserimenti di polveri di marmo e legante con cemento bianco (come prevede la tradizione) con una lieve colorazione del fondo ottenuta con coloranti inorganici. Il colore posato è stato ottenuto con una miscela di rosso Verona, marrone prugna e bianco Carrara L’aspetto estetico voluto non ha trascurato le prestazioni del pavimento, infatti il pannello monolitico si presenta in monostrato ed è dimensionalmente stabile e indeformabile, insensibile all’umidità, in classe 0 di resistenza al fuoco e prodotto secondo le nuove normative UNI EN 12825. Prodotto in soluzione unica mediante pressatura e rinforzato internamente con rete elettrosaldata in acciaio; protetto perimetralmente da bordo antiurto in materiale plastico solidarizzato tramite aggancio meccanico al conglomerato stesso. Totalmente esente da colle, resine, prodotti organici e/o materiali non compatibili con le esigenze di salvaguardia ambientale; atossicità totale. Le Finiture Superficiali Seguendo la stessa “ispirazione” di tradizione regale, elegante e raffinata, le poderose murature esistenti sono state preparate per accogliere la posa del “Marmorino” L’impiego del marmorino per le finiture degli edifici era conosciuto già al tempo dei Romani, Vitruvio ne parla infatti nel I° secolo a.C. nella sua opera “De Architectura”; riscoperto nel Rinascimento nell’ambito della più generale attenzione per la cultura classica. “Marmorino” è un termine dal significato complesso, esso include numerose accezioni che sono testimonianza di una innumerevole serie di variazioni nel corso della storia. Il marmorino è innanzitutto un intonaco, ossia qualcosa che copre – tonaca – gli edifici e che oltre ad essere protezione è anche sembianza, proprio come un vestito da indossare. Il legante è di norma costituito da calce, intendendo quello che oggi chiamiamo “calcina”, in quanto è un materiale che, dopo la sua asciugatura, diviene una pietra artificiale, un materiale che vanta caratteristiche di mirabile stabilità fisica, traspirabilità, resistenza meccanica e resistenza agli attacchi biologici. Posato sapientemente, tramite spatola, le componenti dell’impasto, lavorate sulla parete, lasciare parlare la superficie circa la sua esecuzione, che imprimerà i cosiddetti valori di superficie, ossia quella particolare morfologia che contraddistingue tutte le opere che vengono lavorate a mano con sfumature che fanno ogni tratto differente dall’altro. Il movimento e la pressione della “mano” determina la lucentezza e le vibrazioni cromatiche della finitura, resa colora, in un gioco di chiari/scuri, tramite pigmenti minerali derivanti da terreni naturali colorati o vetro macinato. “L’abito” scelto per le murature è un grigio, un fondo neutro, vibrato, che riveste senza soluzione di continuità le aree comuni e trattato con una applicazione estrema anche a pannelli per l’esecuzione sulle pareti tecniche mobili tipiche da ufficio che frazionano le sale più ampie. A finitura contrastata del marmorino fa da fondo ai “nuovi quadri” delle sale che saranno utilizzati dalla comunicazione Vodafone. Pareti Attrezzate La necessità di archiviazione giornaliera necessaria ai dipartimenti ha portato a “disegnare” pareti attrezzate, progettate come “cerniera” tra i diversi ambienti, inglobando lo spessore delle murature nei varchi, restituendo una percezione di fruibilità e continuità spaziale. Il progetto delle pareti attrezzate ha lasciato margini per plasmare le superfici armadiate, con “nicchie”, come spesso accade nelle murature storiche, rivestite in vero colorato Nel corridoio di distribuzione dei dipartimenti, le pareti attrezzate sono invece state interpretate come “quinte” galleggianti al centro del corridoio, liberando le pareti, e cadenzate da portali laccato rosso che occupano il Vuoto solido. Considerando la larghezza del corridoio, “le quinte” prospettiche delle pareti attrezzate generano uno spazio nello spazio, che viene utilizzato come “galleria espositiva”. Anche l’illuminazione enfatizza l’uso con lampade dedicate all’esposizione, “incassate” in binari attrezzati. Il Progetto di Lighting Il risultato coniuga l’esigenza illuminotecnica di rispetto del comfort ambientale lavorativo e delle funzioni degli spazi secondo le norme e contemporaneamente la volontà di valorizzare ed esaltare decori antichi recuperati a nuova vita e volumetrie con volte a soffitto riscoperte. I satelliti nel corridoio a volte sono una presenza galleggiante tecnica e contemporanea in un vuoto solido di antica importanza. Le strisce led rivelano accenti moderni su “antiche” quinte in marmorino e gradini in terrazzo veneziano Ogni ambiente ha diversi scenari di luce per consentire la personalizzazione dell’uso dello spazio da parte dell’utente con una contemporanea presenza di luce in gole orizzontali o verticali, luce indiretta e diretta ad incasso nel soffitto tecnico ove presente, luci anche nascoste dietro quinte galleggianti a parete per occultare impianti e in gole in nicchia per creare accenti dedicati a una lavagna o uno schermo. Il Sistema a Dimmer consente il controllo del grado di illuminazione e risparmio energetico Impianti Gli impianti di riscaldamento e rinfrescamento sono molto semplici ed obbligati dai limiti di intervento, la loro particolarità è quella di essere parte integrante e discreta dell’involucro interno. A parete i fancoils sono posizionati senza invadere le murature, disegnando ad hoc quinte e pannelli appesi che diventano protagonisti del vuoto e danno opportunità illuminotecniche inaspettate. Arredi speciali Le “barcacce” dell’area break, che disegnano uno spazio nello spazio ed esaltano la centralità del soffitto recuperato, sono due banconi rosso lacca realizzati in compensato marino, curvato con le tecniche di costruzione delle imbarcazioni in legno. I volumi tridimensionali sono stati ricavati per estrusione di vari solidi con sviluppi diversi tra loro interferenti. Dai modelli tridimensionali sono state ricavate tutte le sezioni necessarie al tracciamento di ciascun singolo elemento, comprese le inclinazioni individuali di ciascuno, ognuno dei quali è necessario alla costituzione dell’ossatura interna. L’ossatura interna, sia per le centine orizzontali che per le spalle + traversi verticali, è stata in parte tagliata con pantografo a 5 assi, in parte ri-lavorata e adattata artigianalmente, a mezzo di fresatura, squadratura manuale di parte dei componenti. Le centine sono state realizzate in multistrato con spessore 25 mm. Successivamente all’assemblaggio di tutti i particolari, sono stati ricavati dai modelli tridimensionali tutti gli sviluppi piani delle pannellature di rivestimento esterno a vista, successivamente incollate alla struttura, rasate e raccordate, nonché laccate con finitura lucida. Parallelamente a ciò, in fase di assemblaggio delle varie parti sono stati predisposti all’interno di ciascuna parete i supporti atti a ricevere il fissaggio dei particolari in acciaio quali poggiapiedi, reggi piano ecc, nonché i vani interni necessari al passaggio dei cablaggi elettrici e gli incassi necessari all’inserimento dei corpi illuminanti. Consiglia questo progetto ai tuoi amici Commenta questo progetto