Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Il restauro e la riqualificazione dell’ex edificio Olivetti “ICO Centrale”, a Ivrea, attualmente sede di Vodafone Italia, progettato nei primi decenni del XX secolo dai celebri architetti Figini e Pollini e recentemente riportato a nuova vita dall’architetto milanese Dante Oscar Benini, si è aggiudicato uno dei premi nazionali di architettura IN/ARCH – ANCE, giunto alla sua terza edizione. L’intervento, consegnato nell’ottobre 2006 dopo appena 15 mesi di lavoro è già stato insignito di due riconoscimenti: il Real Estate Award 2008 nella sezione “miglior progetto di ristrutturazione” e il XVII concorso internazionale “Sistema d’autore” Metra, lo scorso gennaio. Il progetto di restauro e riqualificazione interna dell’ex edificio Olivetti, ICO Centrale, attualmente utilizzato da Vodafone Italia, si inserisce nel trend evolutivo delle grandi aziende che, anche attraverso l’immagine e l’architettura delle loro sedi, intendono rappresentare la propria identità, la propria immagine e organizzazione. In coerenza con i principi di responsabilità di impresa alla base delle sue attività, Vodafone Italia persegue la creazione di ambienti lavorativi confortevoli dedicati ai propri dipendenti. In questo caso il tema del progetto si arricchisce del principio del riutilizzo di un edificio industriale per donargli nuova vita. L’edificio ICO centrale L’edificio Ico Centrale rappresenta uno dei risultati più significativi e celebri dell’architettura Italiana dell’epoca. Fra tutti gli edifici realizzati dall’Olivetti ad Ivrea certamente è quello che più di ogni altro evidenzia l’adesione dei progettisti alle istanze di modernità ed all’idea di comunità promosse da Adriano Olivetti fin dagli anni ’30. La costruzione dell’Ico Centrale è durata più di 10 anni -1938/1949 – e alla sua ideazione hanno contribuito diversi progettisti: Luigi Figini e Gino Pollini per la concezione generale e l’ideazione delle facciate vetrate; Annibale Fiocchi che si affiancò agli architetti milanesi nel progetto della manica Ovest e Ottavio Cascio che, nel 1955, ridisegnò l’immagine del fronte sud introducendo la cortina dei frangisole orizzontali. Particolarmente noto è l’imponente fronte su via Jervis caratterizzato dalla grande facciata vetrata continua, la cui immagine è stata accuratamente pubblicizzata fin dall’epoca della sua concezione dallo stesso Olivetti attraverso le riviste specializzate per mezzo di un ampio apparato iconografico prodotto nel quadro delle proprie iniziative promozionali. L’intervento di riqualificazione Per Vodafone Italia, la riqualificazione dell’edificio Ico Centrale di 11.000 metri quadri rappresenta solo il primo intervento di un progetto esteso ed organico che si completerà entro 2009 con la riqualificazione dell’edificio adiacente, Nuova Ico, per ulteriori 10.000 mq di superficie ove alle funzioni call center, aree training e mensa appena ultimate si ricollocheranno in una veste più confortevole i dipartimenti esistenti. Il primo lotto, Ico Centrale, consegnato nell’ottobre 2006 ha interessato le aree interne poste al piano terra, parte del piano primo, il piano secondo e parte del piano terzo, e in modo completo la facciata dell’edificio posta lungo via Jervis. Il restauro e le nuove facciate Il recupero funzionale dello stabile è avvenuto nel rispetto dei vincoli ambientali esistenti sulle architetture storiche del comprensorio Olivetti. In particolare, si è posta la necessità di intervenire sulle facciate, costituite da un doppio serramento continuo con ampia intercapedine (una struttura cosiddetta a “doppia pelle”) di cui approfonditi rilievi avevano evidenziato uno stato di degrado preoccupante e l’inadeguatezza anche rispetto ai parametri elementari di efficienza (le pareti ad esempio non erano stagne all’acqua né all’aria). Esclusa per impraticabilità l’ipotesi di modificare le facciate con interventi puntuali atti a correggere uno per uno gli “errori” dovuti all’artigianalità del sistema originale di costruzione e quella di non intervenire sull’esistente e realizzare una terza nuova pelle sulle due esistenti, si è optato per due soluzioni differenti da adottare sui prospetti principali e su quelli secondari. Nei prospetti principali – via Jervis e prospetto verso il monastero – si è adottato il restauro conservativo della pelle esterna per uno sviluppo di mq. 2.300, a cura dello Studio Giacopelli Architetti, mentre per quella interna si è optato per la sua sostituzione integrale con una nuova facciata continua con profili a taglio termico in alluminio e vetrate isolanti di sicurezza con strato basso emissivo, in grado di garantire sicurezza e benessere. Nei prospetti secondari – lato sud e verso la chiostrina interna – la stessa nuova facciata continua è posta in esterno come unico serramento. Nel rispetto dei vincoli architettonici, la nuova facciata per un totale di mq 5.700 è stata progettata dalla società di Ingegneria Diaspro con le dimensioni di quella storica, sia per le specchiature, sia per le dimensioni delle porzioni esterne dei profili metallici. A tale scopo si è studiato un nuovo sistema di profili in alluminio, interamente testato ed omologato in laboratorio. Questo approccio ha permesso di recepire, da un lato, l’esigenza della conservazione delle facciate storiche e, dall’altro, di affrontare la necessità dell’upgrade delle prestazioni nel rispetto del quadro normativo vigente – isolamento termico e acustico, sicurezza, impermeabilità, resistenza. L’immagine originale della facciata, al contempo modernissima ed ingenua anche grazie alle infinite irregolarità dimensionali e materiali tipiche delle costruzioni artigianali, viene mantenuta, tramite il restauro della pelle esterna e di tutti i suoi ingegnosi meccanismi di apertura, nonostante il livello di degrado piuttosto avanzato delle facciate, che avrebbe potuto suggerire anche l’opportunità di un rifacimento “à l’idéntique”, soluzione sicuramente meno onerosa in termini economici e di impegno. Il restauro conservativo non si è limitato unicamente alle vetrate dei prospetti principali, ma si è ovviamente esteso all’intera pelle dell’edificio a cui sono stati restituiti i connotati materici e cromatici originali. L’operazione ha interessato alcune migliaia di metri quadrati di facciate di epoche e materiali diversi ed ha evidenziato tutte le fragilità tipiche dell’architettura moderna, qui esasperate dal pessimo stato di conservazione dei manufatti, dal carattere sperimentale di molte finiture e dalla evidente predisposizione di molti elementi, tra cui le carpenterie metalliche delle vetrate, a garantire una durata limitata nel tempo. Il coordinamento delle società di ingegneria ha reso possibile un intervento complessivo di risanamento e recupero delle parti strutturali e murarie, delle reti di raccolta e scarico delle acque. Il recupero dello stabile alla nuova destinazione ha comportato, inoltre, un apposito progetto di prevenzione incendi, che prevede la costruzione di nuove scale – due all’interno dell’edificio ed una all’esterno, nella chiostrina. Nel suo complesso, l’operazione di ristrutturazione e restauro ha interrotto il processo di intervento a macchia di leopardo che aveva caratterizzato i precedenti interventi di manutenzione ed ha garantito un corretto approccio al vasto problema della salvaguardia degli edifici moderni ex Olivetti presenti sul territorio di Ivrea. Il progetto architettonico Oltre alla funzione produttiva, Vodafone, in completa sintonia progettuale con lo studio Dante O. Benini & Partners, ha posto molta attenzione agli spazi dedicati alla socializzazione e benessere dei dipendenti. L’intervento nasce e si sviluppa a partire dalla disposizione del nuovo ingresso nel sottopassaggio di via Montenavale, che rappresenta la prima occasione per riqualificare lo spazio, partendo dalle aree esterne. A causa di persistenti problemi di allagamento dovuti anche a problematiche relative alla rete fognaria, si sono rese necessarie opere di compartimentazione, risolte attraverso l’organizzazione di un “gioco” di rampe e scale che, oltre a proteggere l’ingresso dell’edificio, lo rende rasserenante e affascinate. Una quinta in lamiera microforata in prossimità dell’ingresso, oltre a celare il parcheggio retrostante, diventa occasione di dialogo con la città, uniformandosi in tal modo alle installazioni del MaAM, museo a cielo aperto, distriuiti su tutto il territorio del comune di Ivrea. Dall’ingresso, attraverso la reception controllata, dotata di strumentazioni ad elevato valore tecnologico, si accede alle aree poste al piano terra: archivi, magazzini e, soprattutto, la nuova mensa da 200 coperti, interpretata come spazio “sociale”. Tutti gli elementi architettonici e di arredo partecipano alla definizione di un ambiente informale e rilassante, ottenuto attraverso l’utilizzo di portali, quinte e soprattutto dall’uso calibrato dei colori. Anche la sofisticata parte impiantistica rispetta l’originaria articolazione spaziale, testimoniata dalle immagini storiche, della mensa Olivetti, mantenendo in evidenza i caratteristici pilastri con capitello a cono rovescio, e sviluppandosi con un controsoffitto a fasce, in cui trovano posto sia la parte di trattamento dell’aria che la parte illuminotecnica. Dal piano terra, attraverso un sistema di ascensori e di scale si accede ai piani superiori in cui trovano posto le aree dedicate ai servizi tecnologici (parte del piano primo) e il nuovo call center con una potenzialità di oltre 400 postazioni di lavoro (piano secondo e parte del piano terzo). Vista la necessità di avere ampi spazi, si è organizzato il progetto architettonico in modo da recuperare il doppio affaccio degli ambienti interni ed è stata posta particolare attenzione al comfort del singolo operatore intervenendo attraverso tende tecniche che consentissero di oscurare gli ambienti senza limitare la vista su via Jervis e sui cortili interni. Gli spazi connettivi esterni ed interni al call center sono stati evidenziati da colorazioni differenti che consentono a chi li percorre di riconoscere le caratteristiche e le funzioni degli ambienti che attraversa. Ulteriore caratteristica del progetto è la flessibilità dello spazio; dall’open space è possibile, infatti, ricavare, se necessario, attraverso la posa di pareti mobili, degli uffici chiusi. Al secondo piano trovano posto anche gli spazi dedicati alla formazione del personale, le sale meeting, gli uffici operativi e gli uffici manageriali: le dotazioni tecnologiche e l’arredo, precipuo alle funzioni dei differenti spazi, concorrono alla creazione di ambiti di lavoro altamente specializzati. In posizione di cerniera tra Nuova ICO e ICO Centrale, propedeutica anche al futuro intervento, trova posto un’area Lounge, una piazza virtuale dedicata al ristoro veloce e al relax dei dipendenti con ampi spazi e arredo informale. Nell’affrontare la componente impiantistica, le società di Ingegneria Sepro e Impro fin dagli studi preliminari hanno posto grande attenzione all’integrazione architettonica dei componenti attivi e passivi degli impianti. La caratteristica principale del progetto impiantistico è di ottenere un controllo centralizzato delle varie componenti consentendo altresì, laddove possibile, il comando ed il controllo locale. In tale ottica, ad esempio, è stato realizzato l’impianto di illuminazione. Gli ambienti sono dotati di molteplici impianti di sicurezza: ad esempio, tutti i locali sono protetti da un impianto di rivelazione incendi integrato con la diffusione sonora per l’invio di messaggi di allarme. L’accesso alle aree principali avviene attraverso varchi controllati da un sistema di controllo accessi e l’accesso all’edificio avviene tramite una barriera di tornelli muniti di lettori di badge. Tutti i sistemi di sicurezza sono monitorati a livello centrale. Particolare cura è stata posta nella realizzazione dell’impianto di climatizzazione a servizio della aree, utilizzando “travi ad induzione ventilate” integrate nel controsoffitto. Tale tecnologia garantisce un elevatissimo livello di comfort ambientale con limitate velocità dell’aria nell’area occupata ed ottima uniformità di temperatura nello stesso locale, oltre a permettere la possibile erogazione contemporanea di energia termica e frigorifera, per consentire l’adattamento alle condizioni di carico istantaneo della zona, variabile per esposizione solare e presenza di persone. Consiglia questo progetto ai tuoi amici Commenta questo progetto