Manovra, quante critiche dalle associazioni: dall’edilizia all’ambiente, il fronte dei contrari 15/11/2024
Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Realizzare un nuovo tetto o ristrutturare quello esistente: materiali, tecnologie e detrazioni fiscali 18/11/2024
Lo “squero” veneziano è il tipico cantiere per imbarcazioni a remi della città di Venezia. In origine, a Venezia il termine squero indicava genericamente il cantiere navale per la costruzione, la manutenzione e il ricovero delle imbarcazioni di ogni dimensione, sia a remi che a vela, spaziando dai piccoli “sandołeti” fino alle grandi galee da guerra. Con l’accentramento nell’Arsenale dell’attività cantieristica per le navi più grosse, sia militari che mercantili, l’ambito degli squeri si specializzò sulle imbarcazioni più piccole, di uso privato. L’intervento descritto in questa sede riguarda il restauro conservativo di uno di questi vecchi manufatti, situato nell’isola di San Giorgio Maggiore. Il prospetto est dello squero è rivolto verso la Laguna mentre il lato opposto si affaccia sullo scoperto compreso tra l’ex Convitto IPSIAM, ora spazio espositivo, e l’ex scuola. Gli edifici citati sono rispettivamente di impianto ottocentesco e recente restauro il primo e degli anni Cinquanta del secolo scorso il secondo. L’esame dei catasti storici consente di collocare la costruzione dell’edificio nel periodo compreso tra il 1830 e il 1879 poiché risulta presente nel catasto austro-italiano, mentre non compare in quello austriaco e in quello precedente napoleonico. Lo squero ha subito una serie di lavori di restauro negli anni Cinquanta del secolo scorso. Riassumendo, dall’analisi storica e dello stato attuale dello squero emergono tre fasi: – realizzazione dell’edificio tra il 1830 e il 1879; – restauro negli anni Cinquanta; – lavori successivi dal 1965 ad oggi, con interventi localizzati. Il progetto di recupero L’edificio ha subito un intervento di restauro conservativo, sistemazioni interne e cambio d’uso: si prevede infatti di utilizzarlo come auditorium e per manifestazioni culturali. L’analisi dell’edificio e dei suoi rapporti con il contesto e con le trasformazioni che lo hanno interessato nel tempo ha fornito gli elementi guida del progetto, che considera come fondativi i principi di reversibilità e riconoscibilità del nuovo intervento. Questi principi determinano una sorta di suddivisione dell’intervento in due parti, il restauro vero e proprio dell’esistente, comprendente la rimozione degli elementi incongrui e il restauro delle parti da conservare e, dall’altra, la costruzione di quelle nuove. Il recupero della copertura: l’isolamento. Tra gli interventi di restauro dell’esistente vi è il recupero della copertura. Si è trattato di un intervento completo sulla copertura lignea, consistente nel restauro delle capriate e sostituzione di parte delle travi di copertura primaria e secondaria, con pulizia delle travi, lievo della vecchia ferramenta, mano di antitarlo (per quanto concerne le travi rimaste in opera), formazione di nuove teste (nel caso di travi con appoggi troppo marciscenti) con due diverse metodologie di intervento. Per l’isolamento della copertura la scelta è stata il pannello ISOTEC di Brianza Plastica. “Il sistema ISOTEC” racconta l’arch. Fabrizio Cattaruzza che ha firmato il progetto, “consente di avere buone caratteristiche di isolamento termico con uno spessore contenuto, inoltre il sistema di aggancio dei coppi, anche con pendenza sostenuta, garantisce di evitare lo scivolamento. Abbiamo valutato positivamente anche la ventilazione integrata, la posa a secco, la velocità di posa, consci anche del buon risultato ottenuto con una copertura di un edificio storico che abbiamo fatto recentemente ad Asolo”. “Dopo una prima giornata di posa” racconta l’ing. Roberta Michieli dell’impresa S.I.R.C.O che ha eseguito i lavori, “in cui le maestranze hanno preso dimestichezza con il sistema, la lavorazione è stata rapida, aiutata anche da un tipo di copertura molto lineare, senza camini né abbaini, e con falde semplici. La parte che necessita di maggior attenzione e più delicata è quella delle giunzioni tra pannello e pannello, con silicone e/o con la idonea fascia adesiva. Sicuramente la fase più interessante è stata per noi la posa dei coppi, soprattutto quelli di canala con il “nasello” e quelli di coperta con i ganci, in quanto la copertura oggetto di intervento ha una pendenza elevata ed è molto esposta al vento. La posa a secco ha permesso la realizzazione in tempi brevi di una copertura omogenea e pulita.” ___________________________________________________________________ FOCUS PRODOTTO ISOTEC è un sistema di isolamento termico in poliuretano espanso rigido per coperture a falde, progettato per essere applicato sia nel campo del recupero di tetti d’epoca sia nelle nuove costruzioni. Il pannello è conformato a battenti e incastri contrapposti che lo rendono facilmente manovrabile, facilitandone e velocizzandone la posa in quota. I pannelli Isotec, in sequenza di posa, realizzano infatti rapidamente un impalcato portante, termoisolante, impermeabile alle infiltrazioni accidentali del manto di copertura e, grazie al correntino in acciaio zincato di cui è dotato, microventilato. Questo sistema richiede il rispetto di semplici regole di installazione e il rigoroso utilizzo degli accessori di completamento alla posa, in dotazione. Posato correttamente, ISOTEC permette di realizzare tetti energeticamente efficienti, una risorsa per il comfort abitativo ed il risparmio energetico. “Squero” veneziano 2 “Squero” veneziano 3 “Squero” veneziano 4 “Squero” veneziano 5 Consiglia questo progetto ai tuoi amici Commenta questo progetto