Quale Italia nel nuovo contesto internazionale?

La XXIII edizione di Cersaie, il Salone Internazionale della Ceramica per Edilizia e dell’Arredobagno, ha aperto i battenti. Oltre 1.000 espositori coprono tutti i 156.000 metri quadrati di superficie disponibile, a riprova di una manifestazione che – nonostante la difficile situazione
congiunturale – conferma in pieno la propria centralità nel panorama internazionale. Per meglio cogliere situazione, umori e novità abbiamo intervistato Alfonso Panzani, eletto Presidente di Assopiastrelle il maggio scorso.
Presidente Panzani, anche quest’anno è un Cersaie da tutto esaurito?
“Prosegue questa positiva tradizione che vede, con mesi di anticipo, la superficie disponibile interamente assegnata alle migliori aziende della ceramica e dell’arredobagno mondiale. Di rilievo appare, inoltre, la conferma della marcata internazionalità della manifestazione, che registra oltre 200 espositori provenienti da più di trenta paesi. Condizioni che, unite al ricco calendario culturale della manifestazione, fanno ben sperare sull’affluenza dei visitatori che, nella scorsa edizione, sfiorò le 100.000 presenze, delle quali un quarto estere”.
Markitecture, giunto alla sua terza edizione, è il contenitore culturale delle iniziative in calendario.
“Il dialogo con il mondo dell’architettura e la sperimentazione sulla piastrella, con l’obiettivo di
investigare nuove funzionalità di questo prodotto, rappresentano obiettivi strategici per la nostra industria. Con il concorso Cumulus abbiamo chiesto ad alcuni studenti di scuole europee di design ed arte di immaginare la ceramica del futuro, un esercizio che se da un lato li ha avvicinati a questo materiale, dall’altro ha portato alcune aziende ceramiche italiane a fare prototipi in ceramica delle loro idee più interessanti. L’uso della piastrella di ceramica in ambiti non residenziali è invece stato il filo conduttore del concorso di progettazione, aperto ad architetti italiani, che punta a riqualificare cinque piazze italiane utilizzando proprio il nostro prodotto. La mostra ‘Futuro Remoto’ intende invece scavare nella storia dei distretti di Sassuolo e Faenza, mentre l’incontro con l’architetto internazionale vede sul palco Wolf D. Prix di Coop Himmelb(l)au di Vienna”.
Presidente Panzani, come si presenta oggi la situazione congiunturale per l’industria italiana delle piastrelle di ceramica?
“Come molti settori dell’economia nazionale, siamo tra l’incudine di una congiuntura internazionale che soffre di caro petrolio e del raffreddamento nei consumi, ed il martello di una pesante perdita di competitività del Sistema Italia. I dati sulle esportazioni, relativi al primo semestre 2005, mostrano una flessione nell’ordine del 6,5% sulle quantità a fronte di un recupero sui prezzi medi prossimo al +4%. Si tratta di un fenomeno nuovo, che per certi aspetti sembra inaugurare una nuova fase per il nostro settore: quello della ‘crescita selettiva’ in cui, allo sviluppo in senso assoluto dei volumi, si preferisce la costruzione di un rapporto privilegiato con quei clienti e mercati in cui il cuore del rapporto è la creazione del valore per entrambi” .
“Quale Italia nel nuovo contesto internazionale?”, il titolo del convegno inaugurale, vuole cogliere questi elementi di novità?
“Il modello economico basato sui forti flussi di esportazione, supportati dalla svalutazione, che ha
portato ad uno sviluppo tutto centrato sulle quantità è una tipica storia di molte industrie del Made in Italy. E’ un modello che oggi presta il fianco, perché sono quelle stesse leve sfruttate dai paesi in via di sviluppo che, grazie ad un maggior effetto moltiplicatore, riescono a produrre a costi nemmeno paragonabili con i nostri. Per questa ragione appare interessante approfondire una
riflessione su quale ruolo e quale posizionamento dovrà e potrà avere l’Italia in un contesto di globalizzazione. Una riflessione che parte dal nostro settore ma che, come in passato, pensiamo possa essere di utilità per tutti”.
In questa nuova visione delle cose, che ruolo è chiamato a svolgere il prodotto?
“Il prodotto ha una importanza centrale, perché è l’elemento tangibile che risponde alla domanda ed alle aspirazioni del consumatore. Oggi la piastrella, soprattutto quella italiana, esprime un insieme di valori che vanno al di là del semplice costo industriale del manufatto: proprio in questo plusvalore – che è innovazione ma anche immagine, servizio alla clientela ma anche personalizzazione dell’offerta – risiede molta della capacità competitiva delle aziende che producono sui mercati evoluti. In questo mi conforta vedere come proprio a Cersaie molteplici siano le novità e le tendenze presentate, a riprova di una forte vitalità delle industrie italiane dell’arredobagno e della ceramica”.
Come si contrasta la perdita di competitività nel nostro Paese?
“Agendo con determinazione e velocità per rimuovere i fattori che creano inutili costi alle imprese, primi tra tutti quelli connessi alle mancate liberalizzazioni. Mi riferisco al fatto che in Italia l’energia – un tema caldissimo soprattutto in questi giorni – costa più che altrove; al fatto che la dotazione infrastrutturale del nostro Paese è inferiore rispetto a quella degli altri competitor europei; che il cuneo fiscale rende oneroso il lavoro dipendente ed al tempo stesso più costosi i nostri prodotti.
Penso alla burocrazia che, quando chiede adempimenti non richiesti, è un fardello pesante e non giustificato; e che quando serve per normare realtà esistenti non lo fa: il distretto della ceramica di Sassuolo, universalmente conosciuto e studiato come tale, non è considerato dalla legge… un distretto. Piccole e grandi cose che, per chi quotidianamente si confronta con una concorrenza
internazionale sempre più agguerrita, rappresentano un forte freno allo sviluppo”.
Come se ne esce da questa situazione?
“Recuperando lo spirito dei pionieri, che ponevano la crescita al centro della propria azione: allora basandosi sui volumi, oggi sui valori dei nostri prodotti e sulla redditività. Affiancando alla famiglia proprietaria vere strutture manageriali, composte da giovani preparati ed orientati ai risultati, che siano in grado di cogliere appieno le potenzialità della globalizzazione. Proseguendo in quel
cammino di costante innovazione ed efficienza che ci ha sempre contraddistinto e che, da tutto il mondo, fa guardare a Sassuolo come il vero, unico motore di tutto quello che è nuovo per la piastrella. Articolando un settore che, fino ad adesso, è stato essenzialmente vocato all’esportazione con uno in cui convivano, assieme alle imprese che esportano e a quelle che
eseguono in loco lavorazioni a sempre maggiore valore aggiunto e caratterizzanti il Made in Italy, anche aziende multinazionali che, pur mantenendo una forte presenza in Italia, presidino i mercati a maggior domanda di ceramica. Proseguendo lungo quel cammino di modernizzazione del
distretto che dovrà trasformarlo da polo prettamente produttivo in un centro della ‘conoscenza e dei saperi in ceramica’. Molte sono le cose da fare, ma tutte importanti e fondamentali”.

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