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E’ stato recentemente reso noto da Legambiente il rapporto “Ecomafia 2002”, che fa il punto della situazione sugli illeciti in campo ambientale compiuti in Italia durante lo scorso anno. Si tratta di un resoconto in cui si alternano luci e ombre: di fronte a dati che indicano, rispetto al 2000, un leggero calo delle infrazioni (-1.5%), accompagnato da aumenti significativi di denunce/arresti (+20.8%) e sequestri effettuati (+21%), si pongono preoccupazioni per il futuro e, come ha dichiarato il presidente di Legambiente Ermete Realacci, una legittima delusione «per la scomparsa dall’agenda del Governo e del Parlamento sia dell’ introduzione dei delitti contro l’ ambiente nel Codice penale sia di nuovi e più efficaci strumenti di lotta contro l’ abusivismo edilizio di cui il nostro Paese ha urgente bisogno». I numeri sono di 31.201 reati ambientali, per un giro d’ affari illegale stimato in 14.255 milioni di euro, 8.273 sequestri e 25.980 persone denunciate. In testa alla classifica delle illegalità ambientali si piazzano le quattro regioni con la maggior presenza di criminalità organizzata: Campania (4.878 illeciti), Sicilia (4.334), Calabria (4.100) e Puglia (2.396); agli ultimi tre posti rispettivamente Trentino Alto Adige (395), Molise (299) e Valle d’Aosta (49). Per quanto riguarda l’abusivismo edilizio (gli altri campi indagati sono stati la gestione illegale dei rifiuti, le “archeomafie” e i reati contro gli animali), il rapporto segue grossomodo le linee guida generali: nel 2001 sono state costruite in Italia 28.276 case illegali, contro le 28.938 del 2000, per una produzione di cemento equivalente a 3,8 milioni di metri quadrati e un valore immobiliare stimato in circa 1.785 milioni di euro. Capofila nelle edificazioni abusive, ancora una volta, la Campania, con 4.986 case costruite, seguita dalla Sicilia con 4.495. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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