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“Bosa è un libro da sfogliare, conoscere e imparare a usare in maniera positiva altrove”, con queste parole Armando Fagotto, Coordinatore nazionale rapporti Committenza di Sikkens-Akzo Nobel spa, ha introdotto il proprio intervento in occasione della giornata di studio “Colore e Restauro” di martedì 11, organizzata in collaborazione con la Facoltà di Architettura di Alghero all’interno della Scuola Estiva Internazionale “Design e Ambiente”. A fare gli onori di casa il Preside Giovanni Maciocco, che ha accolto ancora una volta l’iniziativa dell’azienda ospite, già conosciuta in occasione del convegno “L’Isola del Colore” del 21 giugno scorso ad Alghero: “Ho apprezzato molto il tentativo di venire a Bosa a sperimentare le tecnologia del colore con sopralluoghi, prelievi e analisi dei campioni” – ha commentato – In qualche modo conferma l’impostazione che abbiamo dato alla Facoltà in merito alla tecnologia dei materiali e all’architettura: creare un rapporto interattivo tra facoltà e aziende di grandi qualità che operano nelle tecnologie dell’architettura, un rapporto che sia costitutivo del profilo formativo degli studenti e che concorra alla crescita della Facoltà anche nella ricerca. Una giornata – ha quindi concluso – durante la quale un’azienda non racconti solo quello che fa”. La parola è poi passata ad Aldo Lino, docente della Facoltà di Architettura, il quale ha sottolineato il grande interesse che si sta sviluppando in questi ultimi anni intorno ai centri storici e che spesso pone di fronte ad una serie di scelte che devono tenere conto di quelle che sono le tecniche costruttive. “Dico questo perchè spesso ci troviamo di fronte ad interventi che cercano di imitare le immagini delle storia ma che vengono fatti con strumenti e azioni che non sono propri delle tecniche costruttive storiche. Questo perché davanti ad un edificio da restaurare andiamo ad aggiungere superfici di finitura, quali intonaci e colori, senza tenere conto che il più delle volte il supporto sottostante, ovvero la muratura, accetta probabilmente solo le tecniche utilizzate un tempo”. La grande invasione del cemento, a partire da un secolo e mezzo fa, ha portato infatti a tecniche di intervento più sbrigative, con l’impiego di quantitativi notevoli di questo materiale per il rifacimento degli intonaci degli edifici storici e il conseguente rapido degrado delle superfici restaurate. In questi casi, ha ricordato Aldo Lino, “quello che era l’intervento di recupero risulta alla fine un ulteriore danneggiamento per l’edificio”. L’obiettivo è dunque quello di riscoprire, almeno per quanto riguarda gli edifici della storia, le tecniche antiche. Attualmente si sta tornando a parlare di un impiego razionale della calce e delle finiture, ma il problema è sempre quello dei costi che, rispetto a questo tipo di materiali, aumentano in maniera consistente. Si capisce quindi come sia importante che le aziende del settore riescano a dare un supporto tecnologico che consenta l’impiego di materiali eccezionali in maniera soddisfacente. “L’intervento nei centri storici non può essere riservato semplicemente alla sensibilità dell’individuo e alla tecnica artigiana che, da sola, non può far fronte ai costi che un intervento specialistico di questo tipo porta – ha concluso Aldo Lino – La collaborazione con le aziende è senz’altro una via per elevare la qualità di intervento e ottenere economie di scala”. A proporsi in questo senso la Sikkens, azienda appartenente al gruppo internazionale olandese Akzo Nobel, che l’anno prossimo festeggerà il 50° anno di presenza in Italia. Dallo scorso anno in Sardegna con 6 punti vendita (Sassari, Alghero, Oristano, Olbia, Selargius e Carbonia) e 2 agenti, si occupa principalmente di due settori: chimica di base, vernici e pitture. Tra gli obiettivi principali quello di produrre la massima qualità consentita dalle tecnologie del momento e di commercializzarle a costi in sintonia con il mercato. Un’azienda “che fino a 20 anni fa tendeva a realizzare prodotti che durassero per sempre ma che poi ha deciso di introdurre nella propria gamma prodotti che si rovinano” – ha commentato con un filo di ironia Armando Fagotto – “un concetto che passa difficilmente, ma che si riferisce ovviamente agli edifici storici, sui quali non si può usare un prodotto che dura nel tempo, quanto piuttosto uno che inizia a deteriorarsi man mano che si smontano le impalcature”. Infatti tra i dettagli che possiamo apprezzare in un edificio storico c’è anche “l’impronta del tempo”, che a Bosa sicuramente non manca e che affascina sia visitatori che professionisti. La cittadina sul fiume Temo è infatti risultata un punto interessante e ricco di spunti da cui partire per parlare di colore, tema su cui si è concentrato l’intervento “Colore e identità urbana” di Aldo Bottoli, Docente di Percezione e Colore alla Facoltà del Design del Politecnico di Milano. Questo perché, come ha evidenziato Tiziano Brocca, responsabile nazionale Sikkens per l’assistenza tecnica “Bosa presenta una situazione particolare che richiede attenzione soprattutto per quanto riguarda gli edifici storici”. Brocca ha infatti presentato uno studio effettuato sull’edificio della Meridiana (il vecchio seminario) di Bosa in corso Vittorio Emanuele II, che riguarda in particolare la parte laterale che dà su via del Rosario e che è in condizioni tali da richiedere un intervento di manutenzione straordinaria. Uno studio che, sebbene non commissionato, potrà eventualmente configurarsi come valido supporto tecnico per professionisti, committenti ed esecutori. Qualora venga deciso di intraprendere l’intervento di restauro. Convegno “L’Isola del Colore” del 21 giugno 2007 Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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