Riqualificazione edilizia: Italia in ritardo

Pubblicato da Legambiente il Rapporto “Civico 5.0: Vivere in Classe A” che conferma che viviamo in edifici troppo energivori e gli interventi di riqualificazione vanno a rilento. Ma traccia anche la roadmap per rispettare gli obiettivi

Riqualificazione edilizia: Italia in ritardo

La direttiva Case Green richiede che entro il 2030 gli edifici residenziali raggiungano la classe E ed entro il 2033 la D. In Italia siamo molto indietro, molti degli edifici sono obsoleti e fortemente energivori: partendo dai numeri entro il 2030 bisognerebbe riqualificare almeno 6,1 milioni di edifici residenziali, 871.000 l’anno (il 7,2% del patrimonio residenziale).

Abitazioni in Italia divise per anno di costruzione
L’86% delle abitazioni sono state edificate oltre 30 anni fa

La conferma arriva da Legambiente che nel recente Rapporto “Civico 5.0: Vivere in Classe A” sottolinea i ritardi negli interventi di riqualificazione edilizia e propone una roadmap che garantisca la riqualificazione di quel 7,2% degli immobili, ovvero più del doppio di quanto fatto con il superbonus. Basti ricordare che con il 110% è stato riqualificato solo il 3,1% degli oltre 12 milioni di edifici ad uso abitativo.

Quali le riforme necessarie a supporto della transizione energetica

Secondo Legambiente per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione è necessario il sostegno del Governo attraverso:

  • l’introduzione di un sistema incentivante unico, che consideri sia i singoli interventi che la riqualificazione complessiva degli edifici, sostenendo in particolare interventi in classi energetiche elevate;
  • il raggiungimento almeno della classe D per beneficiare degli incentivi;
  • il sistema incentivante dovrebbe considerare diversi fattori: la prestazione energetica conseguita, il reddito delle famiglie, la sicurezza sismica, l’abbattimento delle barriere architettoniche, il recupero delle acque piovane e l’utilizzo di materiali innovativi e sostenibili;
  • nessun incentivo per le tecnologie fossili e blocco alle installazioni dal 2025; 
  • reintrodurre cessione del credito e sconto in fattura, anche solo per interventi di efficientamento e messa in sicurezza.

Legambiente chiede inoltre di aumentare il livello di efficienza minima degli apparecchi dedicati alla produzione termica del 115%. Se questo percorso fosse rispettato potremmo assicurare gli obiettivi richiesti dalla direttiva Case Green, efficientare il patrimonio edilizio, combattere la povertà energetica e abbassare le bollette delle famiglie.

Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente spiega che il nostro patrimonio edilizio è gravemente inefficiente, con il 75,4% degli edifici nelle ultime 3 classi energetiche, dalla E alla G ed è ora di agire, “gli ingredienti ci sono tutti: un grande numero di edifici a disposizione, tecnologie e competenze e una grande disponibilità, non economica, delle famiglie agli interventi”. 

Il 75,4% degli edifici in Italia rientra nelle ultime 3 classi energetiche, dalla E alla G

Per quanto riguarda il Superbonus, l’associazione ambientalista è stata piuttosto critica in passato, chiedendo per esempio la modulazione in base al reddito. Ma i continui cambiamenti in corso d’opera e l’aver bloccato cessione del credito e sconto in fattura hanno “stroncato definitivamente l’unica politica di intervento per la riqualificazione edilizia”. Anche perché, considerando per esempio il problema delle frodi, i controlli di Guardia di finanza e Mef hanno evidenziato che solo il  3% delle truffe totali fosse da attribuire al Superbonus.

E’ necessario pianificare interventi e sostenerli attraverso incentivi rimodulandoli e alzando il livello dei controlli. “Tutte queste azioni -continua Stefano Ciafani – permetterebbero di arrivare ad un miglioramento della classe di efficienza, di contrastare la povertà energetica permettendo alle famiglie di vivere meglio e spendere meno risparmiando in bolletta, di dare un volano al settore edile riconvertendolo verso le ristrutturazioni e non verso il consumo di suolo, e fornire infine un contributo importante alla lotta alla crisi climatica”.

Edifici colabrodo ed elettrodomestici energivori

Legambiente ogni anno, grazie al progetto Life ClimAction, monitora in alcune regioni dispersioni termiche, consumi elettrici e inquinamento indoor. Quest’anno sono state coinvolte 42 famiglie, l’analisi termografica ha dimostrato (come sempre) dispersioni in particolare da travi e solai, infissi, impronte termiche dei termosifoni, mancanza di materiale isolante, con la conseguente necessità per le famiglie di accendere per più tempo il riscaldamento, e costi elevati in bolletta. Per quanto riguarda i consumi degli elettrodomestici, il frigorifero è quello più energivoro. 

Legambiente: il frigorifero è l'elettrodomestico più energivoro

 

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