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Dall’idea di un architetto e di una scrittrice australiani, il progetto School in a box nasce per portare l’educazione scolastica nei villaggi più remoti della Papua Nuova Guinea. Un progetto che coniuga istruzione e sostenibilità. a cura di Tommaso Toautonico Molti bambini in diverse parti del mondo non hanno accesso all’istruzione, un bene preziosissimo per il futuro del mondo. Per fronteggiare questo problema l’architetto australiano Stephen Collier, con il supporto di diverse organizzazioni senza scopo di lucro, ha sviluppato School in a box, il progetto che ha contribuito a rendere realtà il sogno dell’educazione per molti bambini e adulti, in Papua Nuova Guinea. Il progetto è nato nel 2014, dopo che l’architetto australiano ha letto il romanzo The Mountain della scrittrice Drusilla Modjeska, che racconta la difficoltà delle culture basate sui clan della Papua Nuova Guinea ad abbracciare i costumi contemporanei. La scrittrice australiana è la co-fondatrice di Sustain Educate Art Melanesia (SEAM), l’organizzazione che lavora per migliorare l’alfabetizzazione nei sei villaggi di Morobe, la provincia principale della Papua Nuova Guinea. Nelle sue aree più remote l’alfabetizzazione degli adulti è ferma al 15%. Anche se i genitori vogliono che i loro figli siano istruiti, non vogliono perdere la connessione con l’agricoltura, la loro principale fonte di sostentamento. Inoltre, molti villaggi sono difficili da raggiungere, spesso si trovano sulle creste montuose e dover scendere sulla costa per frequentare la scuola, è un viaggio lungo e insidioso per i bambini. School in a box, la scuola sostenibile a domicilio Dall’incontro tra la scrittrice e l’architetto è nato questo favoloso progetto che coniuga istruzione e sostenibilità. I problemi principali legati all’istruzione sono legati al numero ridotto dei libri di testo a disposizione, all’assenza di elettricità, alla scarsità di carta, matite, penne e soprattutto di acqua dolce. Per questo i due ideatori hanno maturato l’idea di provare a racchiudere in una scatola tutto quello che poteva servire per portare la scuola nelle zone più estreme dell’isola. Il risultato è stato un box in policarbonato, abbastanza leggero da poter essere trasportato da un villaggio all’altro, grande abbastanza per contenere tutto il necessario e soprattutto resistente. Al suo interno il necessario per una vera e propria scuola sostenibile: due armadi in compensato marino; una tenda da 20 x 26 piedi con cavi, pali, cavi, paletti e cravatte; due pannelli solari flessibili; batterie e un quadro elettrico; due computer portatili; una stampante A3, un tagliacarte e un laminatore; libri, carta, matite, pastelli, colori e pennelli; un serbatoio di stoccaggio dell’acqua da cinque mila litri; un semplice filtro dell’acqua che può funzionare senza elettricità o prodotti chimici. Una volta montato il contenuto, la scatola si “trasforma” in una vera e propria scuola da campo. Il tetto è flessibile e si adatta alle condizioni climatiche, i lati sono regolabili per evitare i forti venti. Collier ha creato una grondaia di tessuto più pesante lungo un lato, in grado di accumulare l’acqua piovana e favorire l’immagazzinamento. Gli armadietti, quando sono chiusi, sono estendibili in cinque direzioni, creando diversi spazi da utilizzare in base alle necessità. Il progetto School in a box ha riscosso da subito molto successo, è finanziato da numerose organizzazioni di beneficienza e nel 2018 ha vinto il premio dell’Australian Institute of Architects Small Project Architecture. img by collierarchitects.com Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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