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Presentata dall’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano la quarta edizione dello Smart Building Report 2022 che traccia il quadro di un settore in ripresa, con un aumento del 25% degli investimenti (un giro d’affari di 9,5 miliardi di euro), volti a migliorare l’efficienza energetica degli edifici, verso la loro elettrificazione. Segno + anche per installazione di sistemi a cappotto e chiusure vetrate, che hanno generato nel 2021 un giro d’affari rispettivamente di 36 e 2,56 miliardi di euro, grazie anche alla spinta del Superbonus 110, che però, secondo i ricercatori, va ripensato. Sono ancora poche le persone che davvero sanno cosa sia uno smart building. Da quanto emerge da un’indagine che ha coinvolto 2500 intervistati infatti, pochi conoscono il potenziale degli edifici intelligenti, in cui gli impianti sono smart, gestiti in maniera efficiente e garantiscono comfort, sicurezza e consumi bassi. Aldilà della scarsa conoscenza resta inoltre la barriera dei costi di installazione. Un patrimonio edilizio da riqualificare Il Report parte da un’analisi dello stato attuale del parco edilizio italiano dal punto di vista delle prestazioni energetiche, per proporre le strategie che garantiscano il rispetto degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, considerando gli interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio e le nuove costruzioni. In Italia il 92% del patrimonio immobiliare è formato da edifici residenziali per la maggior parte vecchi e energivori: oltre il 62% rientra infatti nelle due classi peggiori di efficienza (F o G), anche se negli ultimi 3 anni i nostri edifici hanno registrato consumi più bassi della media europea, con una diminuzione del 6,8% tra il 2017 e il 2020. Gli interventi di riqualificazione profonda procedono a un ritmo troppo basso per garantire il rispetto degli obiettivi di decarbonizzazione, attualmente dello 0,85% annuo, che assicura un taglio dei consumi tra i 4 e i 5,5 TWh all’anno. Se infatti si somma tale percentuale con quella raggiungibile dalle nuove costruzioni altamente efficienti, al 2030 gli edifici in classe energetica A o superiore passerebbero dal 5,1% attuale al 12,8%, garantendo una diminuzione dei consumi tra il -6% e il -8% kWh/mq. Si tratta di numeri non sufficienti a rispettare gli obiettivi europei di -55% di emissioni al 2030, che richiedono un aumento del tasso di riqualificazione profonda degli edifici del 50%. Il Superbonus strategico, ma da rimodulare Federico Frattini, responsabile dell’Osservatorio e vicedirettore dell’Energy&Strategy sottolinea che se da una parte il Superbonus ha garantito importanti benefici al comparto, dall’altra ha “generato dinamiche ingestibili, a partire dall’aumento smisurato dei prezzi”. I bonus edilizi rappresentano uno strumento indispensabile per sostenere la decarbonizzazione del nostro patrimonio edilizio, vecchio e responsabile del 40% dei consumi energetici, ed andrebbero ampliati anche alla parte tecnologica e digitale degli edifici, ma secondo quanto emerso dalla survey condotta tra gli operatori del settore e presentata nel Report “dovrebbero essere strutturali, avere procedure più snelle e rendere il cittadino co-partecipe dei costi almeno per il 10-15%”. Inoltre in Italia vanno introdotti, come negli altri paesi europei, obblighi più rigorosi sulla riqualificazione del patrimonio edilizio e si dovrebbero misurare le prestazioni degli edifici, “dando un senso alle tante certificazioni che al momento risultano frammentate e non cogenti”. Gli operatori del settore sono favorevoli a rendere strutturali Ecobonus, Sismabonus, Bonus ristrutturazione, Bonus verde e Bonus idrico, ampliandone possibilmente la platea dei beneficiari e legando il beneficio all’effettivo risparmio energetico. Vanno invece abbandonati Bonus facciate e quello per mobili ed elettrodomestici. Il Superbonus, come abbiamo anticipato, va rimodulato, perché a fronte degli importanti benefici generati, ha provocato gravi inefficienze nel mercato, con aumento dei prezzi e problemi legati alla cessione del credito a causa della saturazione di capacità delle banche. Andrebbe quindi ripensato con un’aliquota all’85-90% e regole chiare. Le prospettive di sviluppo degli smart building Sono tre gli scenari ipotizzati dal Report per lo sviluppo del settore entro il 2026, considerando normativa di riferimento, sviluppo della tecnologia, trend dei prezzi e disponibilità della materia prima. Si passa dai 10,7 miliardi di euro dello scenario base ai 21 di quello accelerato. Scarica l’Executive Summary dello Smart Building Report 2022 Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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