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Ogni attività umana ha un impatto sull’ambiente. Valutarne correttamente l’entità significa poter operare scelte consapevoli che tutelano le risorse ambientali. Su queste basi, all’inizio degli anni ‘90, si sono sviluppati i metodi di analisi e le prime norme tecniche (1) per la valutazione dell’impatto ambientale di materiali, prodotti o sistemi durante il loro intero ciclo di vita (LCA Life Cycle Assesment). Le metodologie, che si sono via via affinate, prevedono una fase di rilevazione quantitativa dei prelievi e delle immissioni determinate nell’ambiente (in molti casi questa fase presenta notevole difficoltà per la scarsa reperibilità o affidabilità dei dati) e una fase di analisi qualitativa sulla base di scelte, soggettive, dei criteri ecologici esaminati e del loro “peso” nella valutazione complessiva. A livello europeo sono già stati stabiliti i criteri per l’assegnazione, su base volontaria, dell’ECOLABEL (marchio di qualità ecologica di prodotto) a 17 gruppi di prodotti di largo consumo (elettrodomestici, calzature, vernici, ecc.). Per i prodotti in generale lo strumento che sembra più idoneo per dichiarare il loro impatto ambientale è la EPD (Enviromental Product Declaration o DAP utilizzando l’acronimo italiano per Dichiarazione Ambientale di Prodotto); studi che utilizzano schemi metodologici diversi sono in corso in alcuni Paesi e sono stati attivati appositi gruppi di studio per giungere alla necessaria armonizzazione dei criteri di valutazione (ISO/TC207/SC3, ISO/TC59/SC17). Risparmiare risorse con i poliuretani Le industrie produttrici di materie plastiche, e tra queste quelle dei poliuretani, sono state tra le prime a fornire alla Commissione Europea i dati generali di stima dei bilanci energetici e ambientali delle loro produzioni. Un’adesione pronta e volontaria fondata sulla convinzione che, pur usando un quantitativo molto limitato di risorse non rinnovabili (2), il contributo delle materie plastiche allo sviluppo sostenibile, e al risparmio energetico in particolar modo, è tale da rendere estremamente vantaggioso, anche in termini ecoambientali oltre che economici, il loro impiego. É evidente che, nel caso di prodotti destinati alla realizzazione di edifici, la longevità dell’opera, normalmente superiore ai 50 anni, rende percentualmente molto rilevante la quota di ecoefficienza (intesa come rapporto tra le prestazioni funzionali offerte e l’impatto ambientale causato) dei materiali durante il loro impiego. La produzione dei poliuretani espansi rigidi, grazie alla reazione esotermica, comporta consumi energetici molto limitati, bassi quantitativi di emissioni atmosferiche e permette di ottenere schiume leggere (tra i 30 e i 40 kg/m3 per i prodotti destinati all’edilizia), di lunga durata, e che offrono, in fase di esercizio e a parità di spessore, la migliore prestazione di isolamento termico. Nell’esempio sviluppato da BING (v. grafico) l’ammortamento del valore energetico del poliuretano viene ottenuto già con la prima stagione di riscaldamento e alla fine dei 50 anni esaminati il prodotto ottiene un risparmio energetico di 24000 MJ pari a più di 80 volte il suo valore iniziale. Grazie a queste prestazioni le schiume PUR/PIR espanse a pentano hanno recentemente ottenuto in Inghilterra un importante riconoscimento del loro valore ambientale. Note: (1) Dalla norma EN ISO 14001, sul sistema di gestione ambientale (già utilizzata da alcune società iscritte ad ANPE), alle EN ISO serie 14020 e serie 14040 sulla metodologia per la definizione dell’LCA utilizzate per la certificazione ambientale di prodotto. (2) Per produrre tutte le materie plastiche si utilizza solo il 4% del petrolio estratto mentre ben l’86% viene destinato alla produzione di energia mediante l’immediata combustione (riscaldamento, energia elettrica e carburanti). Per informazioni: ANPE Corso Palladio 155 36100 Vicenza tel. 0444 327206 e-mail: anpe@poliuretano.it www.poliuretano.it Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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