Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
“La sostenibilità non è scindibile da qualità e innovazione. L’edilizia, che contribuisce per il 40% ai consumi energetici europei, può far molto per render possibile l’attivazione di un nuovo modello di sviluppo, che consenta alle generazioni future di continuare a vivere, e può farlo attraverso la difesa di un mondo sostenibile, tramite l’affermazione della qualità attraverso l’innovazione”. Così Giorgio Sabelli, presidente di ICMQ, l’Istituto di certificazione leder nel settore delle costruzioni, ha introdotto i lavori del convegno sull’ ECO-building e la Green Economy, tenuto lo scorso 29 ottobre in occasione del SAIE 2010. L’incontro, incentrato sulla certificazione dei materiali da costruzione eco-sostenibili quale strumento di valorizzazione del prodotto sul mercato, è stato l’occasione per approfondire il tema della sostenibilità come interessante opportunità per il prossimo futuro, ma anche come tendenza verso un nuovo sviluppo in grado di raccogliere le grandi sfide ambientali ed economiche. A fare un quadro generale del settore, è intervenuto Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, che ha confermato le opportunità offerte dalla sostenibilità, inquadrandole nel tema più ampio dell’andamento del mercato delle costruzioni in Italia. “Dal 1951 ad oggi – ha spiegato – si sono succeduti 6 cicli economici, e dopo la crisi iniziata nel 2008 si comincia oggi a vedere una leggera ripresa, indice forse che è finito il sesto ciclo, iniziato 12 anni fa, e che sta per cominciare il settimo”. Ma quali caratteristiche avrà e quali saranno i fattori di successo? Analizzando i dati sugli investimenti nelle costruzioni e sulla base di ricerche effettuate dal Cresme, emergono alcuni temi chiave che guideranno il mercato da qui al 2020: l’innovazione tecnologica, intesa come tecnologia di processo, ingegnerizzazione, ottimizzazione, sviluppo di nuovi prodotti; la sostenibilità sociale, cioè l’housing sociale e tutto ciò che attiene alla sicurezza e alla vivibilità delle città; e infine, ultimo ma non meno importante, la sostenibilità ambientale: energia, aria, acqua, bioedilizia, smaltimento, ciclo di vita. Mentre gli ambiti trainanti saranno quelli del rinnovo edilizio, dell’integrazione fra costruzione e servizi, dei mercati esteri emergenti. Al centro di tutto ciò, secondo Bellicini, due concetti: qualità e certificazione. “Perché ora e in futuro, chi compra o ristruttura un bene immobiliare ha meno risorse economiche a disposizione e punta quindi a massimizzare il valore di ciò che ottiene a fronte dell’investimento. Qualità dunque, non solo dichiarata ma garantita dalla certificazione di un organismo indipendente”. Siamo dunque in un momento in cui gli aspetti della qualità, della sostenibilità e dell’innovazione trainano le scelte di mercato, ma va sottolineato, ha concordato Lorenzo Orsenigo, direttore di ICMQ Spa, come oggi “l’innovazione non si gioca più sul livello di prestazione di un prodotto per le costruzioni, quanto sulla tipologia di prestazione, i cui risultati possono esser comunicati e dimostrati con attendibilità solo attraverso la certificazione, che li distingue rispetto ai casi frequenti in cui l’immagine verde è solo di facciata”. Orsenigo ha poi passato rapidamente in rassegna gli schemi di certificazione della sostenibilità degli edifici oggi presenti in Italia – LEED, ITACA, Sistema Edificio – evidenziando come tutti premino l’utilizzo di prodotti a basso impatto ambientale e che impiegano materiali riciclati. “Tuttavia – ha però chiarito – le prestazioni dichiarate devono essere dimostrate, altrimenti si rischia di non riuscire a raggiungere il livello previsto di certificazione dell’edificio”. Per farlo, ci sono diversi metodi: la convalida dell’Asserzione ambientale autodichiarata dal produttore, la convalida della Dichiarazione ambientale di prodotto – EPD (che determina l’impatto ambientale di un prodotto analizzandone il ciclo di vita) e lo schema ICMQ ECO. Quest’ultimo è una vera e propria certificazione delle caratteristiche di sostenibilità dichiarate dal produttore, con la quale ICMQ effettua prove di tipo iniziali, sorveglianze periodiche sul sistema di controllo della produzione e prove periodiche su campioni. “In un mercato che richiede prestazioni garantite – ha concluso il direttore di ICMQ – il ruolo di un organismo di certificazione settoriale, competente e riconosciuto diventa fondamentale, per operare realmente green e non fare semplicemente greenwashing”. Nella seconda parte del convegno sono stati presi in esame due casi di studio riguardanti la certificazione di sostenibilità per i masselli in calcestruzzo e per il calcestruzzo preconfezionato, con l’obiettivo di evidenziare il valore aggiunto offerto dalla certificazione agli operatori, in termini di competitività e autorevolezza del prodotto. Massimo Colombo di Assobeton ha illustrato il caso dei masselli e delle lastre in calcestruzzo per pavimentazioni, tipologie di prodotto già da anni oggetto di norme UNI specifiche e dal 2005 soggette anche alla marcatura CE. Sin dal 1995 l’associazione ha messo a punto con ICMQ un Regolamento relativo ai masselli, poi esteso nel 2005 alle lastre e dal 2010 alle caratteristiche di sostenibilità secondo lo schema ICMQ ECO: riutilizzo dei materiali (durabilità, intesa come resistenza al gelo-disgelo e all’abrasione), gestione delle acque meteoriche (permeabilità), riduzione dell’isola di calore (indice di riflettanza), contenuto di riciclato pre-consumatore (cioè sottratto dal flusso dei rifiuti durante il processo di produzione) e post-consumatore. Infine, Angelo Masci di Atecap ha spiegato come il calcestruzzo sia un materiale da costruzione diffuso con successo sin dai tempi più antichi – basti pensare al Pantheon di Roma – ma che spesso ha sofferto di una cattiva immagine a causa di casistiche negative dovute non alle caratteristiche intrinseche del materiale, ma ad una produzione scadente. La sostenibilità offre oggi una nuova opportunità a questo materiale antico, che in effetti presenta da questo punto di vista molte qualità, a partire dalla durata di vita. Per questo motivo Atecap e ICMQ hanno messo a punto uno schema di certificazione ICMQ ECO da applicare al calcestruzzo preconfezionato prodotto con metodo industrializzato. I requisiti minimi oggetto di certificazione sono il recupero delle acque e la durabilità, mentre quelli aggiuntivi, relativi a calcestruzzi specifici, sono la permeabilità all’acqua, l’indice di riflettanza e il contenuto di materiale riciclato; alcuni requisiti si riferiscono al processo produttivo (il recupero delle acque e il contenuto di riciclato) mentre gli altri si riferiscono alle proprietà del prodotto. Naturalmente, ha concluso Masci, la certificazione di prodotto non può prescindere dalla conformità legislativa dell’impianto di produzione e dalla certificazione obbligatoria FPC conforme al DM 14/1/2008. Gli atti e il video del convegno sono disponibili su www.icmq.org Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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