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A cura di: Tommaso Tetro I costi del superbonus superano di oltre 30 miliardi le stime messe a punto per il periodo compreso tra il 2020 e il 2035. Stessa cosa per il bonus facciate, sia pure con cifre minori. Questi i dati che il direttore generale del dipartimento Finanze del ministero dell’Economia Giovanni Spalletta ha snocciolato nel corso di un’audizione alla commissione Bilancio alla Camera. Spese previste vs spesa effettiva La spesa prevista per il bonus facciate era di 5,9 miliardi mentre quella effettiva arriva a 19 miliardi. Per il superbonus si passa da una previsione di spesa di 35 miliardi a una stima aggiornata di 67,12 miliardi. Quindi complessivamente la differenza tra le stime ex ante e gli oneri aggiornati ex post per l’orizzonte temporale che va dal 2020 al 2035 è pari a 45,2 miliardi di euro. “Queste previsioni – viene spiegato – tengono conto anche dell’effetto di sostituzione, ovvero che in virtù di incentivazione così vantaggiose i contribuenti sono stati portati ad optare per questi bonus, al posto di bonus più tradizionali e meno onerosi”. Per il ministero dell’Economia gli interventi in edilizia che godono di incentivi a fine aprile 2023 erano circa 407mila, ai quali corrispondono 74,6 miliardi di investimenti ammessi a detrazione, a cui corrisponde un beneficio fiscale pari a 82 miliardi di euro. Le spese per il superbonus subiscono un’accelerazione nel 2021. Ma ad aprile 2023 si riscontra però un netto rallentamento, rispetto al periodo precedente, sia degli investimenti, sia dei lavori ultimati. Si tratta – secondo il ministero – di “un effetto collegato alle novità legislative introdotte”, in particolare il decreto Superbonus di febbraio, che ha di fatto bloccato sia lo sconto in fattura che la cessione del credito (l’ammontare complessivo delle cessioni di tutti i bonus edilizi è pari a circa 65,6 miliardi di euro, di questi 31,4 miliardi di euro per il superbonus). “Sulla classificazione operata dall’Istat – si rileva – l’Eurostat non si è ancora espressa; speriamo che si esprima entro il 30 giugno, quando avallerà o apporterà modifiche a questa classificazione dei crediti da superbonus come pagabili”. Riclassificazione dei crediti da superbonus e bonus facciate che “non ha comportato nessuna modifica sul debito pubblico atteso”. Ora “Eurostat valuterà se il decreto, che ha bloccato la cessione dei crediti, potrà mai consentire il ritorno alla classificazione per cassa e per questo intendiamo aspettare la valutazione entro il 30 giugno”. Il ministero dell’Economia stima poi l’impatto sul Pil nominale del superbonus a 1,1 punti percentuali per il 2021, a 2,2 punti nel 2022, e a 1,8 punti nel 2023. Questo ragionamento serve per comprendere non che c’è stata una crescita di 2,2 punti nel 2022 ma che il Pil è stato 2,2 punti più alto di quanto sarebbe stato nello scenario base. 14/03/2023 Superbonus, le spese per lo Stato sono molto superiori alle stime L’analisi dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb). La previsione era di 35 miliardi per l’intero periodo ma sembra destinata ad andare oltre i 110 miliardi. L’insieme dei bonus edilizi hanno contribuito all’1% di crescita del Pil nei due anni 2021 e 2022. Le spese per lo Stato relative al superbonus sono di molto superiori alle stime. Un costo che sembra destinato ad andare anche oltre i 110 miliardi di euro previsti nella Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef). Eppure l’insieme dei bonus edilizi ha contribuito all’1% di crescita del Pil nei due anni 2021 e 2022. Questi alcuni degli elementi che emergono da un’analisi che l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) dedicata ai crediti e quindi ai bonus edilizi (inclusi quelli per le facciate e l’ecobonus, oltre naturalmente al superbonus al 110%). Superbonus, spese oltre previsioni Secondo la presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) Lilia Cavallari “aver posto l’intero costo dell’intervento a totale carico dello Stato senza introdurre elementi di selettività ha generato una spesa nettamente superiore a quella per gli interventi di riqualificazione energetica agevolati in precedenza: il cosiddetto ecobonus ammontava a circa 4,5 miliardi nel 2020″ mentre “gli investimenti asseverati a solo titolo di superbonus energia a tutto gennaio 2023 hanno raggiunto i 65,2 miliardi di cui 49,7 completati”. L’onere “per la finanza pubblica ha superato sensibilmente le aspettative iniziali, che erano basate su una previsione ufficiale di spesa di 35 miliardi per l’intero periodo di validità della misura”. E’ per questo che sommato agli altri bonus edilizi – come bonus facciate, ristrutturazioni – il costo delle agevolazioni è destinato a superare anche l’importo, già rivisto al rialzo, di 110 miliardi. Vale +1% Pil Nel biennio 2021-2022 i diversi bonus nel settore dell’edilizia, compreso il superbonus, hanno portato ad un aumento del Pil di un punto percentuale, a fronte di “ingenti risorse”. In base ai dati di contabilità nazionale nel biennio scorso il contributo alla crescita del Pil degli investimenti in costruzioni residenziali è stato di due punti percentuali. Ora usando il modello macro-econometrico dell’Upb è possibile ricostruire che metà del contributo sarebbe direttamente ascrivibile all’incentivo fiscale; quindi l’1%. Crescita raddoppiata al Sud I dati dell’Upb raccontano anche di un “sensibile mutamento della composizione della platea dei beneficiari del superbonus rispetto a quelli dei bonus edilizi originari. In particolare: è più che raddoppiata la quota di risorse destinate al Mezzogiorno ; è aumentata in modo significativo la fruizione delle agevolazioni per il risparmio energetico nei Comuni a reddito più basso, indice di una minore natura regressiva del superbonus”. Potenziali margini di miglioramento Il superbonus – rileva ancora l’Upb – mostra “ampi margini di miglioramento in termini di selettività, sia sulla capacità di generare risparmio energetico a parità di risorse, sia per quanto riguarda i beneficiari. E’ una misura molto generosa, pensata in piena pandemia quindi in condizioni in cui il mercato andava ‘shockato’ e quindi c’erano anche buone ragioni, però una misura comunque universale, molto generosa. Questo ha, chiaramente, fatto perdere selettività”. L’analisi preliminare “suggerisce la presenza di margini per meglio condizionare il riconoscimento delle agevolazioni agli interventi che garantiscono il maggior risparmio energetico a parità di risorse impiegate”. Primi segnali di rallentamento Ci sono stati picchi di richieste che via via sono aumentati dall’inizio della misura. Da novembre si osserva poi un primo rallentamento. L’incremento del flusso mensile dei nuovi progetti, che è passato da circa 2 miliardi della fine del 2021, a poco più di 3 miliardi in media nel primo semestre 2022 e a oltre 4,5 miliardi medi nella seconda parte dello stesso anno. “A partire da novembre 2022 – viene rilevato – tuttavia l’ammontare complessivo dei lavori terminati raggiunge e supera il valore dei nuovi progetti presentati, evidenziando dei primi segnali di rallentamento”. Edifici, interventi, classi energetiche Secondo i dati di monitoraggio diffusi dall’Enea gli interventi agevolati sono risultati complessivamente circa 370mila; l’importo medio agevolato è di circa 175mila euro. Poco meno della metà degli investimenti riguardano i condomini (30 miliardi), distribuiti su 50mila edifici, pari a circa il 4% del totale degli edifici con più di quattro abitazioni, con un investimento medio di circa 595mila euro. I restanti interventi hanno riguardato 215mila edifici unifamiliari e circa 105mila unità immobiliari indipendenti, che costituiscono nel complesso il 2,9% degli edifici con meno di quattro abitazioni, per un investimento medio di circa 100mila euro. I risultati in termini di edifici interessati dagli interventi possono far ritenere che il relativo obiettivo posto dal Pnrr da realizzare entro il 2025 sia stato raggiunto. Nei primi 15 mesi (luglio 2020-settembre 2021) sono stati ammessi all’agevolazione circa 7,5 miliardi di cui 5 realizzati, contro i circa 55 asseverati nei successivi 15 mesi. Poi, per seguire le novità normative che si sono succedute nel corso del tempo, nei mesi di dicembre 2021 e settembre 2022 “si sono concentrati un numero elevato di asseverazioni al fine di rispettare le scadenze previste nella normativa allora vigente. In particolare, a settembre 2022 si è verificato un flusso rilevante di progetti relativi a edifici unifamiliari e indipendenti (7,7 miliardi in un solo mese), per effetto della scadenza al 30 settembre allora prevista per tali tipologie di edifici”. Confrontando la classe energetica di partenza con quella di arrivo, gli interventi col superbonus che sono serviti “per avere un risparmio energetico elevato, oltre il 75%, hanno riguardato il 21% degli interventi, ossia il 28% delle risorse. Dunque, quasi un terzo dei 20 miliardi di lavori agevolati e conclusi al 31 dicembre 2022 ha consentito un grado di risparmio energetico. Gli altri due terzi hanno consentito un risparmio energetico più basso del 75%; vuol dire che ci sono margini per una migliore calibrazione della misura rispetto all’obiettivo, per renderla più efficiente per raggiungere l’obiettivo della riqualificazione energetica, per un uso più efficiente delle risorse. In 2 mesi 2023 crediti a +2,8 volte Dai dati delle compensazioni dei primi due mesi del 2023 emergono chiari segnali di un incremento significativo dei crediti edilizi rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente: i crediti superbonus aumentano di 2,8 volte, quelli relativi alle facciate di 2,4 volte, mentre incrementi relativamente più contenuti, sebbene di rilievo, si osservano per l’ecobonus (+46%) e per gli altri crediti edilizi (+63%). Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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