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La relazione della Commissione Europea sullo stato dell’energia UE compone il quadro su energia, clima ed efficienza energetica. Qualche segnale positivo c’è, ma resta ancora molto da fare a cura di Andrea Ballocchi Indice degli argomenti: Transizione energetica in Europa: il nodo dei sussidi Rinnovabili, efficienza energetica e occupazione: le previsioni fanno ben sperare Transizione energetica in Europa: il ruolo chiave di ricerca e innovazione La transizione energetica in Europa fa dei passi avanti. Nel 2020, per la prima volta, le energie rinnovabili hanno superato i combustibili fossili come principale fonte di energia dell’UE: nel mix energetico complessivo si parla di una quota pari al 38% dell’elettricità dell’UE, superiore di un punto percentuale sui combustibili fossili (37%) e di più sul nucleare (25 %). Ma c’è ancora molto da fare perché le rinnovabili possano crescere in Europa. A oggi, nove Stati membri hanno eliminato gradualmente il carbone, mentre 13 hanno preso impegni nazionali per farlo entro una certa data. Quattro stanno considerando ancora una data possibile per il phase out mentre uno non ha ancora iniziato le discussioni nazionali. Questi dati emergono dal report State of the Energy Union 2021, la relazione sullo stato dell’Unione dell’energia che segna, ogni anno, il momento per fare un bilancio del cambiamento e dei progressi nell’attuazione delle politiche energetiche e climatiche UE. È un documento importante per fare il punto sulla situazione sullo stato delle fonti rinnovabili, ma anche su efficienza energetica e clima, sui sussidi e sulle prospettive della ricerca, tra le altre cose. Vediamo allora alcuni dei punti più significativi per quanto riguarda l’energia dell’Unione. Nel frattempo va messa in rilievo la buona notizia relativa alle emissioni di gas serra in UE: nel 2020 hanno raggiunto il livello più basso degli ultimi 30 anni, con una riduzione del 31% rispetto al 1990 e del 10 % rispetto ai livelli del 2019. Anche in questo senso la transizione energetica si è fatta sentire. Lo segnala lo stesso documento: tra i fattori principali di questa tendenza virtuosa c’è stata certamente la riduzione del consumo di energia a causa della pandemia, “ma anche le continue tendenze verso la decarbonizzazione come il passaggio dai combustibili fossili alle energie rinnovabili”. Transizione energetica in Europa: il nodo dei sussidi Nello documento messo a punto dalla Commissione europea si dà spazio a diversi temi, tra questi i sussidi energetici: nel 2019 ammontavano in Unione Europea a 176 miliardi di euro. Sempre nel report si legge che si dovrebbero fare nuovi passi avanti per favorire un ulteriore significativo sviluppo. Un punto importante sarà, in questo senso, la pubblicazione delle linee guida per gli Stati membri sui permessi semplificati e sulle procedure amministrative per lo sviluppo delle energie rinnovabili, prevista nel 2022. Lo stesso report evidenzia che i sussidi ai combustibili fossili dovrebbero finire. Però la relazione non manca di segnalare che i sussidi ai combustibili fossili sono già aumentati in 11 Stati membri dal 2015. Oggi rappresentano circa il 30% del totale dei sussidi energetici. Tanto per essere chiari, quelli per le rinnovabili raggiungono i 78 miliardi, in aumento dell’8% rispetto al 2015; un aumento maggiore (quasi +50% sempre rispetto al 2015) lo fanno segnare quelli destinati all’efficienza energetica, giunti a quota 17 miliardi di euro nel 2020. Ma la transizione energetica in Europa per affermarsi ha anche bisogno di stimoli e supporti Quelli alle fossili ci si dovrebbe immaginare che, come auspicato dalla Commissione UE, dovrebbero terminare. Eppure non è così. Seppure quelli a petrolio, gas e carbone sono scesi leggermente nel 2020 a 52 miliardi di euro (da 56 miliardi nel 2019), a causa del minore consumo di energia sulla scia della pandemia COVID-19, si sottolinea che c’è ancora incertezza se si assisterà a una progressiva diminuzione. Considerando che il PIL e il consumo di energia sono calati nel 2020 a un ritmo simile, non c’è una chiara tendenza alla diminuzione del livello dei sussidi ai combustibili fossili, nonostante l’impegno internazionale dell’UE. Senza l’azione degli Stati membri, è probabile che essi spicchino un salto in alto con la ripresa dell’attività economica. Rinnovabili, efficienza energetica e occupazione: le previsioni fanno ben sperare Un punto a favore della transizione energetica in Europa è rappresentato dal potenziale occupazionale offerto da rinnovabili ed efficienza energetica. Si legge nel report: “Il valore aggiunto lordo del settore della clean energy ha registrato una crescita media annua del 5% dal 2010 e ha raggiunto 133 miliardi di euro nel 2018”. Le attività di efficienza energetica hanno mostrato una crescita media annua particolarmente forte del 9% nello stesso periodo, mentre quella della produzione di energia rinnovabile ha registrato una media del 2%. Entrambi sono aumentati più del resto dell’economia. Vero: gli ultimi dati disponibili risalgono a prima della crisi del Covid-19 e indicano che la ridotta intensità energetica ha mostrato segni di disaccoppiamento della crescita economica dal consumo di energia. “Tuttavia, quest’ultimo non è diminuito in termini assoluti”, si scrive. Gli ultimi dati disponibili prima della crisi del COVID-19 mostrano che l’occupazione diretta nel settore dell’energia pulita ha rappresentato 1,7 milioni di posti di lavoro a tempo pieno nel 2018 con una crescita media annua del 2%, il doppio del tasso dell’economia complessiva (1%) nel 2010 2018. In prospettive le cose dovrebbero migliorare e la domanda di un’ampia gamma di categorie professionali rilevanti per la transizione dell’energia pulita dovrebbe aumentare almeno fino al 2030. Da qui le stime, alquanto lusinghiere: energie rinnovabili ed efficienza energetica dovrebbero guidare la futura creazione di posti di lavoro in relazione alla transizione energetica in Europa. L’energia eolica e il fotovoltaico fanno la parte del leone: l’eolico si stima potrà creare più di 420mila nuovi posti di lavoro a tempo pieno entro il 2050; il solare fino a 140mila. Transizione energetica in Europa: il ruolo chiave di ricerca e innovazione La transizione energetica in Europa sarà stimolata sensibilmente dall’azione della ricerca e sviluppo. È quanto fa pensare la lettura tra le righe della relazione. Qui si mette in luce come, mentre la maggior parte delle riduzioni delle emissioni di CO2 fino al 2030 proverrà da tecnologie già presenti oggi sul mercato, quasi la metà delle riduzioni necessarie entro il 2050 proverrà da tecnologie che sono attualmente in fase di dimostrazione o di prototipo. Il dato è estrapolato dal report IEA Net Zero by 2050. L’UE è ben posizionata in termini di quote di mercato globale in alcuni segmenti della catena del valore delle tecnologie per l’energia pulita, scrive la Commissione Europea, ma servono maggiori investimenti e sforzi nel trasferimento tecnologico perché “garantirebbero che l’UE colga l’opportunità della transizione energetica per rafforzare la sua competitività nel settore dell’energia pulita”. Tra l’altro, a livello globale, l’Europa vanta la quota maggiore di invenzioni “verdi” nelle tecnologie di mitigazione del cambiamento climatico rispetto ad altre grandi economie. Il problema è che il tasso di investimenti pubblici dell’UE nelle tecnologie energetiche pulite necessarie per la decarbonizzazione “è il più basso tra le principali economie. La spesa pubblica in R&I per l’energia pulita negli Stati membri è ancora al di sotto dei livelli del 2010”. Qualche segnale di inversione di tendenza però c’è: nel 2020, la spesa pubblica globale su Ricerca e Innovazione energetica ha mostrato una crescita continua, seppure lenta. E poi ci sono settori in cui l’UE primeggia, innanzitutto quello dell’eolico, dove è leader mondiale, specie nell’eolico offshore, in cui l’anno scorso rappresentava il 71% (24,8 GW) del mercato globale in termini di capacità installata cumulativa. Ci si aspetta molto da alcuni comparti dell’energia pulita, come sottolinea ancora la relazione della Commissione UE, in cui si è a un bivio: cita a questo proposto il comparto industriale delle pompe di calore, ma anche quello delle smart grid e dell’idrogeno verde. Anche il settore delle batterie sta recuperando terreno. La speranza è che il prossimo anno si arrivi alla pubblicazione delle linee guida per gli Stati membri sui permessi semplificati e sulle procedure amministrative per lo sviluppo delle energie rinnovabili. I sussidi ai combustibili fossili dovrebbero finire, come detto e auspicato dal report, non mancando di aggiungere che “con minori spese per i sussidi ai combustibili fossili e per le malattie legate all’inquinamento, i bilanci nazionali avranno un margine maggiore per gli investimenti in tecnologie innovative, in competenze verdi e per mitigare i potenziali effetti distributivi” della transizione energetica in Europa. 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