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Dopo otto anni e un investimento di 200 milioni di euro, è il più grande recupero in Europa di un bene monumentale che ha scongiurato quella che stava per diventare una delle più gravi perdite del patrimonio culturale italiano. Perché la Venaria Reale, svuotata dei quattromila quadri che vi erano esposti nel Seicento, massacrata nei muri e negli stucchi e finora del tutto ignorata dal pubblico, è uno dei più significativi esempi della magnificenza dell’architettura e dell’arte barocca internazionale del XVII e XVIII secolo. Quando era ancora in condizioni disastrose, nel 1997, l’Unesco l’ha dichiarata “Patrimonio dell’umanità” insieme al sistema delle residenze sabaude. Per festeggiare l’avvenimento e i padroni di casa nel Seicento e Settecento, i Savoia, duchi di un piccolo territorio sulle Alpi che seppero diventare re di uno Stato europeo di media grandezza, è stato fatto tornare da mezzo mondo tutto quello che era possibile. Di quadri e statue, argenti, porcellane e cristalli, mobili e arazzi, arredi, modelli architettonici e plastici, vestiti (anche i vestiti di carta di Isabelle de Borchgrave, modellati e dipinti che sembrano usciti dai ritratti esposti), armi e armature (capolavori da parata scolpiti, cesellati, dorati, non per fare la guerra). Un gigantesco trasloco alla rovescia (450 opere e oggetti) per riportare alla reggia quello che c’era o poteva esserci o è legato ai Savoia, anche opere che si davano per perdute e per farne rimanere una parte in permanenza. E il regista Peter Greenaway fa rivivere quel mondo a chi ne ha fatto parte, nell’italiano dell’epoca, proiettando le immagini sulle pareti o sulle volte, in cinque “tempi” intervallati lungo la mostra e intitolati “Ripopolare la reggia”. Dieci personaggi del 1670 accolgono i visitatori presentandosi col vero nome e si raccontano. Nelle cucine capi cucinieri e sguatteri si sfogano sulla corte. Poi la vita privata dei duchi. Il rito “sacrale” della caccia. Le feste per le quali la corte sabauda era famosa in Europa: i personaggi, mentre vengono annunciati, sono accompagnati dal “controcanto” dei cortigiani, pettegolezzi e maldicenze. Cinque “tempi” frutto delle riprese di 170 scene con 300 comparse. Un lavoro basato sulla ricerca storiografica che diventa “arredo” tecnologico stabile della reggia. Il tutto, la mostra con la parte cinematografica e multimediale che rimane in esposizione permanente, è costato cinque milioni di euro. L’appuntamento è da oggi, 13 ottobre per la riapertura della reggia e della mostra che celebra la reggia e gli antichi padroni e che si intitola appunto “La reggia di Venaria e i Savoia. Arte, magnificenza e storia di una corte europea” (fino al 30 marzo 2008). Fonte Repubblica.it Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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