Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Dal 22 maggio al 21 novembre 2021 ai Giardini dell’Arsenale di Venezia torna la Mostra Internazionale di Architettura dopo lo stop del 2020. Il titolo resta lo stesso, ma invita inevitabilmente a nuove e inaspettate riflessioni e riconfigurare necessariamente i progetti in questo nuovo contesto post pandemia. Ne parla il suo curatore, l’architetto libanese Hashim Sarkis, spiegando come mai, a differenze degli altri artisti, il progettista è condannato all’ottimismo. a cura di Claudia Capperucci Padiglione Centrale Giardini_Photo by Francesco Galli_Courtesy of La Biennale di Venezia.jpg Indice degli argomenti: Ripensare gli spazi da vivere insieme Speranza, parola chiave della Biennale 2021 Il padiglione Italia alla Biennale di Venezia Come la maggior parte degli eventi del 2020 anche la Biennale Architettura di Venezia è stata sospesa e posticipata, doveva aprirsi il 29 agosto con titolo “How will we live together?” ma poi, quasi per un beffardo scherzo del caso, non è stato più possibile vivere insieme. Hashim Sarkis_Photo by Jacopo Salvi Courtesy La Biennale di Venezia La manifestazione riparte il 22 di maggio 2021, con quasi un anno di ritardo, ma l’argomento, lanciato in tempi non sospetti non muta e non poteva essere più appropriato per riflettere sull’architettura post-pandemica. “Sarà interessante capire come ogni partecipante, in quest’anno così particolare, avrà saputo guardare oltre i propri confini nazionali, specialmente attraverso le discussioni e gli incontri sulle piattaforme digitali, e come queste iniziative verranno poi assorbite nella progettazione e realizzazione di allestimenti e padiglioni”, ha detto il curatore Hashim Sarkis. Ripensare gli spazi da vivere insieme Alla luce dei cambiamenti globali, la Biennale Architettura 2021 acquista più che mai una connotazione pratica, perché mai come adesso c’è bisogno di ripensare gli spazi da vivere “insieme”, in maniera strutturale e integrale e attraverso le idee e le proposte dei principali attori del comparto. Se ci affacciamo alla finestra non vediamo uno scenario post-bellico, tutto è apparentemente come prima, ma negli spazi della socialità, sia quelli privati che quelli pubblici, c’è bisogno di una vera ricostruzione e il mondo dell’architettura è investito di una nuova e urgente responsabilità, quella di guardare agli stili abitativi con la lente del “senso pratico”. I lavori dei 113 partecipanti provenienti da 46 località del mondo si suddividono in cinque scale, tre in Arsenale e due al Padiglione Centrale e analizzano diverse prospettive, come l’empatia e l’impegno nei confronti di altri esseri nella vita di comunità, i cambiamenti delle famiglie, le tecnologie per costruire alloggi innovativi, come espandere le potenzialità del condominio come una tipologia abitativa collettiva, per vivere insieme in maniera indipendente, e come “riequipaggiare” la vita collettiva, proponendo nuove forme di attrezzatura sociale (parchi, scuole, ospedali…). Una delle opere della biennale di Venezia 2021 Across Borders_DOGMA “Il titolo della mostra può essere visto come una coincidenza, una forma di ironia”, ha spiegato Sarkis in una recente intervista a Luca Molinari (critico e professore ordinario di teoria e progettazione architettonica presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”) caricata integralmente sul sito della Biennale. Ma porta al ripensamento di una serie di questioni (politiche, ecologiche, sociali) che sono state acuite dalla pandemia. È per questo che il titolo e le ragioni che stanno dietro alla domanda aperta che lo rappresenta sono apparse ancora e sicuramente più valide che mai. I temi restano gli stessi, qualcuno vorrà trasformare la propria opera, altri lasceranno quella originale, ma l’architetto è chiamato indubbiamente a una nuova responsabilità, per la sicurezza e anche in merito al divario sociale che ha causato la crisi sanitaria. Il senso originale del titolo, “Come vivremo insieme?”, era quello di considerare l’architettura alla stregua dei grandi temi della terra, con l’obiettivo di portare la cultura del progetto nella più ampia agenda politica internazionale, conferendole una nuova responsabilità. Speranza, parola chiave della Biennale 2021 Certo non si poteva immaginare quale forma di responsabilità stesse per investire le opere architettoniche e i suoi autori. “Se prima l’agenda politica dettava le istanze e gli architetti le trasponevano nei loro disegni, adesso l’architetto è parte attiva del processo decisionale, e della trasformazione dello spazio pubblico”, continua Sarkis. “C’è molto in questa Biennale che si basa sulla riconsiderazione delle risorse che abbiamo a disposizione e la sezione nei Giardini è dedicata ai “global common”, come proteggerli, preservarli e migliorarli. Ma molti progetti sono dedicati alla densificazione (nuovi spazi, riuso adattivi, nuove risorse e materiali utili”. Si può dire che “speranza” sia la parola chiave della Biennale Architettura 2021. “Se si guarda negli archivi della Biennale”, conclude Sarkis, “vediamo come gli architetti abbiano un approccio molto diverso alla realtà rispetto agli artisti. Gli artisti possono essere critici, distopici, competitivi; gli architetti sono generalmente ottimisti e propongono nuove soluzioni e nuove visioni del mondo. Io penso che si possa anche criticare, ma sempre fornendo delle alternative, perché l’architetto è condannato all’ottimismo”. Lina Ghotmeh – Architecture, “Stone Garden North Façade,” Stone Garden under construction a year ago, 2020. ©Takuji Shimmura “… si eleva come una massa terrena lavorata, abilmente cesellata a mano. La sua facciata è scavata con finestre di diverse dimensioni. Al di là dei fotogrammi visivi, queste aperture vengono disegnate come sottrazioni di massa per diventare piacevoli “balconi” piantumati, intrisi dell’energia della loro creazione”. Lina Ghotmeh Sul sito della Biennale, il nuovo progetto digitale Biennale Architettura Sneak Peek costituisce un ponte fino alla prossima Mostra, pubblicando tutti gli aggiornamenti in tempo reale. Il padiglione Italia alla Biennale di Venezia Non poteva mancare il Padiglione Italia alla 17esima edizione della Mostra Internazionale di Architettura e per questa edizione si presenterà con il nome di Comunità Resilienti, ponendo sotto i riflettori la questione del cambiamento climatico e le impegnative sfide che l’architettura si trova a dover affrontare in questo drammatico contesto.Il Padiglione Italia, curato da Alessandro Melis, è stato realizzato per essere a impatto CO2 quasi zero e si propone con lo scopo di richiamare l’attenzione sulla delicata questione del cambiamento climatico, responsabile della rottura dell’equilibrio del sistema urbano, produttivo e agricolo, con lo scopo di analizzare le principali criticità e le opportunità del nostro presente. In questo momento così delicato l’architettura ha il dovere di contribuire in modo concreto al miglioramento della qualità della vita, fornendo le risposte necessarie ai mutamenti ambientali e sociali in atto. A tale proposito il Padiglione invita a riflettere sui meccanismi di resilienza delle comunità, necessari per il recupero di una nuova forma di interazione tra spazio urbano e territorio produttivo.Alessandro Melis si è così espresso, in occasione della conferenza stampa di presentazione tenutasi venerdì scorso: “Il Padiglione Italia sarà esso stesso una comunità resiliente, costituita da 14 “sotto comunità”, intese come laboratori operativi, centri di ricerca o casi studio, secondo due fondamentali direttrici: una riflessione sullo stato dell’arte in tema di resilienza urbana in Italia e nel mondo attraverso l’esposizione delle opere di eminenti architetti italiani e un focus su metodologie, innovazione, ricerca con sperimentazioni interdisciplinari a cavallo tra architettura, botanica, agronomia, biologia, arte e medicina.” E ha proseguito: “Come il genoma e il cervello umani, il padiglione sarà una giungla abitata da strane creature dove poter ascoltare un rumore di fondo che è già assordante e che richiede una risposta adeguata, facendo ricorso a nuovi paradigmi della conoscenza. Secondo quanto proposto dal curatore della Biennale Architettura 2021 Hashim Sarkis, nel Padiglione verrà dato rilievo all’aspetto esperienziale e immersivo, privilegiando forme espressive legate alla graphic novel, al gaming, in toni e modalità di ispirazione cyber punk, avvalendosi del contributo di indiscussi maestri del settore per avvicinare e sensibilizzare, questo è l’auspicio, un pubblico ampio e giovane.” Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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