Verso un’edilizia europea, cablata, qualificata

Profilo di Franco Nobili
Franco Nobili è presidente della FIEC (Federazione dell’Industria Europea delle Costruzioni) dal giugno 2000, è stato presidente dell’IRI (Istituto Ricostruzione Industriale) dal 1989 al 1993, ha diretto importanti imprese di costruzione e durante il precedente mandato di Vice Presidente della FIEC, ha ricoperto la carica di Presidente del Gruppo ad hoc per i Paesi dell’Europa centro-orientale.

Profilo FIEC
La FIEC-Federazione dell’Industria Europea delle Costruzioni, è nata nel 1905 e ad essa aderiscono attualmente 24 Paesi (14 paesi dell’EU, la Repubblica Ceca, l’Ungheria, la Polonia, la Romania, la Slovacchia, Cipro, la Bulgaria e la Turchia).
Sono membri della FIEC le Federazioni nazionali (31 in totale) che rappresentano imprese di tutte le dimensioni (da quelle a conduzione familiare fino a quelle di grandi dimensioni), specializzate in tutti i settori di applicazione civile ed edile, che rivestono il ruolo di general contractor, di imprese appaltatrici e subappaltatrici.
Il peso dell’industria delle costruzioni è rilevante nel contesto europeo corrispondendo a circa il 9% del PIL UE con più di 2 milioni di addetti.

Intervista
La complessità del settore delle costruzioni è aumentata in modo esponenziale nell’ultimo triennio. La responsabilità di questi rapidi cambiamenti è attribuibile agli sviluppi e alle applicazioni delle tecnologie informatiche, alla contestualizzazione europea delle imprese e alla rinnovata importanza e pressante urgenza che hanno assunto i temi dell’ambiente e dell’ecologia.
Franco Nobili ha risposto alle domande di Infobuild
Infobuild:La ricerca Cresme/Si su dati Euroconstruct, Cambridge, gennaio 2000, ha evidenziato la progressiva equiparazione, nel contesto europeo, tra le nuove costruzioni ed il rinnovo. L’orientamento generalizzato vira verso la riqualificazione dell’esistente. Come va interpretata questa tendenza – auspicabile ed anzi irrinunciabile per l’edilizia storica e/o comunque di un qualche valore architettonico – nei confronti del parco edifici residenziali di cattiva qualità architettonica ed edilizia? L’obiettivo è quello di ristrutturare “comunque”? Oppure le politiche gestionali dei diversi paesi, lasciano spazio alla possibilità di demolire e ricostruire, scelta che darebbe impulsi ben diversi al settore?
Nobili: Il tema della riqualificazione dell’edilizia esistente sta assumendo anche in Italia un peso significativo. Ritengo sia un processo positivo tenuto anche conto della particolarità del territorio nazionale e dell’enorme ricchezza del patrimonio edilizio aventi caratteristiche storico culturale.
Si tratta certamente di un indirizzo che va nella giusta direzione della salvaguardia insieme del territorio e della memoria storica dell’Europa. Infatti, il recupero dell’edilizia si allarga progressivamente al recupero dell’ambiente urbano, soprattutto delle periferie delle città. A questo proposito, la FIEC ha istituito un apposito gruppo di lavoro denominato “Urban”, finalizzato a seguire gli interventi dell’omonimo programma della UE, che detta regole generali per le azioni di ristrutturazione.
Naturalmente, spetta ai vari Stati membri l’individuazione dei criteri di intervento e l’esperienza dimostra che le scelte circa la possibilità di demolire e ricostruire ovvero di recuperare soltanto dipende largamente dalla cultura e dalla tradizione del Paese di riferimento. Personalmente ritengo che regole equilibrate di intervento dovrebbero consentire di recuperare adeguatamente l’esistente, pur prevedendo la demolizione della parti degradate e prive di valore storico-ambientale, tenendo presente che il vero obiettivo non è recuperare a tutti i costi o demolire a tutti i costi ma progettare il recupero integrandolo coerentemente con la nuova edilizia.
Infobuild: La riqualificazione degli edifici esistenti in chiave telematica – ove fattibile – potrebbe trasformarsi – nel medio periodo – in un nuovo business per le imprese legate al mondo dell’edilizia.
Oppure si creerà, in un futuro vicino, una netta dicotomia tra “edifici in rete” ed edifici “fuori rete” che ridisegnerà i contesti socio-architettonici degli spazi urbani?
Nobili: La riqualificazione degli edifici e degli stessi spazi urbani in chiave informatica rappresenta certamente la nuova frontiera dell’edilizia, con significativi effetti di specializzazione per le imprese. Si tratta dell’applicazione delle nuove tecnologie all’edilizia che consentono di qualificare gli edifici arricchendoli dei servizi legati a tali nuove tecnologie che, va ricordato, di per sé sono neutre, anche se è evidente che la dicotomia tra edifici in rete e non può divenire una realtà che il potere politico-amministrativo deve cercare di temperare ed armonizzare.
Infobuild: Quali sono le linee guida che definiscono le compatibilità tra ambiente e costruito? Quali sono gli obiettivi che si pone la Carta dell’Ambiente proposta da Fiec?
Nobili : La FIEC ha voluto il tema ambientale al centro della propria riflessione e del proprio impegno operativo : l’ambizione è quella di coniugare sviluppo infrastrutturale ed ambientale, edilizia ed ambiente.
A questo riguardo l’azione della FIEC è stata ed è tuttora all’avanguardia con la recente sottoscrizione al Governo di Lussemburgo della Carta dell’Ambiente che pone i propri membri di fronte a degli impegni precisi ma anche li stimola nella ricerca di soluzioni innovative in campo edilizio. Basta citare al proposito la partecipazione FIEC al programma di ricerca UE “soustanable construction”, che coinvolge ricercatori ed Università di molti paesi ed in particolare vede una forte attenzione nel Regno Unito.
Infobuild: La qualificazione delle imprese è un tema attuale e dibattuto. Come valuta la proposta del Cen che lavora nella direzione di una standardizzazione degli elementi che consentano la piena comparabilità delle certificazioni, ovunque rilasciate? Otto Paesi, dei diciannove coinvolti, si sono dichiarati contrari e fermamente intenzionati a difendere i propri sistemi nazionali. Si tratta, a Suo avviso, di una scelta miope, poco proiettata verso un futuro Paese Europa che favorirà scambi di professionalità e competenze in tutti i settori?
Nobili : La qualificazione delle imprese è un grande tema che tocca gli aspetti di fondo della realtà di tutte le imprese e della loro stessa possibilità di esistere e di stare sul mercato. Logico, quindi, che rappresenti un tema particolarmente delicato e dibattuto, in cui gli sforzi di giungere ad una standardizzazione europea dei sistemi nazionali, tuttora molto diversi, possono trovare ostacoli ed anche atteggiamenti di rifiuto. È un processo di maturazione e di progressiva apertura dei mercati, tanto più difficili in quanto coinvolge per la prima volta anche le PMI fino ad ora largamente al riparo dall’apertura alla concorrenza che ha riguardato, salvo le regioni frontaliere, solo i grandi interventi.
Consapevole delle divergenze presenti sul tema all’interno della stessa Federazioni, la FIEC ha scelto di non partecipare attivamente all’elaborazione dello standard, lasciando che siano le rappresentanze nazionali a portare avanti le diverse istanze. Personalmente credo, comunque, che alla fine si arriverà all’approvazione di un progetto di standard forse un poco meno incisivo dell’attuale proposta ma che rappresenta comunque l’avvio di un processo storico di omogeneizzazione sostanziale dei diversi sistemi nazionali.
Infobuild: La complessità indotta dalla significativa diffusione delle nuove tecnologie ha modificato l’approccio e i metodi di risoluzione delle tradizionali problematiche legate al settore delle costruzioni. Tutti gli attori coivolti nella catena produttivo-commerciale (aziende produttrici di materiali per l’edilizia, rivenditori di materiali per l’edilizia, imprese di costruzioni; influenzatori d’acquisto -professionisti e privati) si devono misurare con le nuove logiche gestionali e commerciali. In che misura e con quale ritmo si sta sviluppando questa “nuova edilizia” in Italia e in Europa?
Nobili : Come accennavo in precedenza la nuova edilizia di cui si dibatte, in Europa, è fondata sul concetto di “edilizia sostenibile” : in tale concetto vengono in sintesi l’applicazione delle più avanzate tecnologie dell’informazione con la tutela dell’ambiente (in termini di materiali riciclati, prodotti innovativi, risparmio energetico ecc.). I paesi in Europa che certamente più stanno facendo in questo senso sono quelli dell’area anglosassone e scandinava che vedono i Governi fortemente impegnati in programmi sperimentali. Mi pare che altri paesi, tra cui, purtroppo, l’Italia, sia molto meno sensibile a tali temi, almeno per quanto riguarda l’edilizia pubblica, con il pericolo reale nostro il paese accumuli altro ritardo nella ricerca applicata all’edilizia delle nuove tecnologie e delle nuove soluzioni progettuali.

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